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I locali di Pescara contro lo stop all’asporto di alcolici: “Il proibizionismo è rischioso, siamo in ginocchio”

I locali di Pescara contro lo stop all’asporto di alcolici: “Il proibizionismo è rischioso, siamo in ginocchio”

PESCARA, 30 maggio – “Così non si evitano assembramenti. Il proibizionismo non ha mai portato a nulla di buono, anzi. Così si creano ulteriori malumori in un settore già devastato dalla crisi. Ci vediamo negato il diritto a lavorare e sfamare le nostre famiglie”. Lo afferma il portavoce pescarese dell’Italian Hospitality Network (Ihn) Daniele Giannascoli a proposito dell’ordinanza del sindaco di Pescara che da oggi e fino al 14 giugno vieta la vendita per asporto di alcolici dalle ore 20 alle 7 con l’obiettivo di evitare assembramenti.

L’Ihn – con lo slogan “noi non siamo movida, siamo bar industry” – è nato durante il lockdown, “in mancanza totale di aiuto dalle istituzioni al mondo della bar industry, per garantire la sopravvivenza di un settore che traina il turismo e promuove il bere bene e responsabile”.

Secondo gli operatori del settore sarebbe più opportuno “limitare la vendita di alcolici nelle attività che non hanno la somministrazione di bevande: gli assembramenti non derivano dai locali, ma da persone che acquistano in altri tipi di esercizi”.

“Con questa ordinanza – sottolinea Giannascoli – non si evitano gli assembramenti”. Il provvedimento del sindaco, infatti, non interessa supermercati e centri commerciali. Il locale di Giannascoli, il White Cliff, nella zona di piazza Muzii – distretto ‘food and beverage’ più importante d’Abruzzo – ad esempio, prima dell’emergenza aveva circa 50 coperti, oltre alle persone in piedi. Adesso i posti a sedere sono scesi a 15, il 70% in meno.

“Per questioni logistiche non posso usufruire dell’unico aiuto che è arrivato dalle istituzioni, cioè il raddoppio del suolo pubblico. Togliendo l’asporto mi tagliano le gambe sull’unica cosa che poteva farmi lavorare un po’. Ho speso centinaia di euro per acquistare prodotti biocompostabili per l’asporto, in un momento in cui non potevo permettermi di spendere un euro. Cosa dovrei fare?” si chiede l’esercente.

I malumori dei gestori riguardano non solo lo stop all’asporto, ma anche gli orari rigidissimi. La chiusura, infatti, è imposta alla mezzanotte nei giorni feriali e all’una nei weekend, con il risultato che, soprattutto in quei locali in cui l’attività si svolge dopo cena, si creano folle e lunghe code.

Imponenti i controlli delle forze dell’ordine, che ieri hanno denunciato per oltraggio, minaccia e resistenza a pubblico ufficiale e sanzionato un gestore che ha protestato contro la polizia.

“C’è un clima di esasperazione – commenta Giannascoli – e questo può essere solo l’inizio. Ben vengano i controlli, ma bisogna stare attenti con la repressione. Gli occhi sono tutti puntati su di noi. Controllassero anche quello che accade di giorno o nel resto della città e non soltanto il centro. Garantire la salute pubblica e il benessere vuol dire anche permetterci di lavorare dopo mesi durissimi. Il timore che la politica sfrutti questo momento drammatico per i suoi giochetti, inoltre – conclude il portavoce dell’Ihn – è forte”.

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