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Jonathan Montepara, da Orsogna agli Usa per amore della danza

Jonathan Montepara, da Orsogna agli Usa per amore della danza

PESCARA, 28 luglio – L’emergenza sanitaria legata alla pandemia non gli consentirà di tornare in Abruzzo, quest’estate, dagli Stati Uniti, ma Jonathan Montepara non si perde d’animo e continua ad allenarsi in attesa di ricominciare a danzare.

A 22 anni, dopo una borsa di studio alla Princeton Ballet School Summer Intensive, Jonathan è stato promosso ‘Artist’ nella Compagnia dell’American Repertory Ballet (Arb): da apprendista è stato quindi assunto nel corpo di ballo. Un traguardo raggiunto in quattro anni, al termine degli studi nella Scuola del Balletto di Roma dove è approdato dopo aver mosso i primi passi nella scuola di danza ‘Arabesque’ di Orsogna, il suo paese.

Una grande passione scoperta quasi per caso, da bambino, quella per la danza che ha spinto Jonathan a lasciare giovanissimo la famiglia pur di studiare ai massimi livelli.

“A Roma ho studiato con il maestro russo Alexandre Stepkine e nello spettacolo di fine anno ho avuto il ruolo di primo ballerino in ‘Paquita’. Come membro della Junior company del Balletto di Roma ho danzato in Italia in ‘Coppelia’, balletto neoclassico della coreografa Milena Zullo. Essere lontano da casa non è facile – dice – Sono molti i sacrifici, ma per fortuna nella danza bisogna allenarsi tutti i giorni per ore”.

E durante il lockdown ha trovato il modo, insieme ai coinquilini, di creare una coreografia sfruttando stanze, scale e cortile di casa.

“Non è certo possibile saltare come fai sul palco, quindi abbiamo dovuto adattare il tutto agli spazi a disposizione, ma è stato divertente”. “La varietà di stili e culture che si incontrano negli Stati Uniti e le icone della danza con cui puoi lavorare, ecco il motivo per cui sono qui” dice dal New Jersey Jonathan che ha calcato le scene diretto da coreografi quali Kirk Peterson e José Manuel Carreno.

La sua versatilità gli ha consentito di esprimersi sia in balletti classici come Lo Schiaccianoci, Giselle, sia moderni: Airs di Paul Taylor, Blue Until June di Trey McIntyre, Beyond the Normal di Riccardo de Nigris.

“In questo momento non bisogna dimenticare l’importanza dell’Arte. E l’Italia – sottolinea Jonathan – deve continuare a mostrare vivo interesse verso le arti, performative e non, quindi continuare a investire sui talenti, che non mancano”.

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