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L’allarme di Coldiretti Abruzzo: “Settore agricolo a rischio collasso, c’è bisogno di manodopera”

L’allarme di Coldiretti Abruzzo: “Settore agricolo a rischio collasso, c’è bisogno di manodopera”

PESCARA, 19 aprile –  E’ corsa contro il tempo per salvare la produzione agricola abruzzese. A lanciare l’allarme pè Coldiretti Abruzzo che denuncia la carenza di manodopera nei campi.

“In campagna c’è bisogno di manodopera per provvedere alle lavorazioni del periodo e, tra qualche settimana, ce ne sarà ancora di più perché inizieranno le operazioni di raccolta che continueranno fino all’autunno – scrive l’associazione di categoria – C’è urgenza nel Fucino, considerato l’orto di Italia, ma anche in tutte le altre province in cui, oltre alla raccolta di frutta e ortaggi, si inizia a programmare già da ora la vendemmia che inizierà tra fine agosto. E i problemi non riguardano solo la manodopera: il Covid non ferma i cinghiali che, più indisturbati che mai, continuano a scorrazzare nei campi creando non poche difficoltà”.

In tale scenario, che accomuna in questo periodo quasi tutte le regioni italiane, per combattere le difficoltà occupazionali, garantire le forniture alimentari e stabilizzare i prezzi e l’inflazione con lo svolgimento regolare delle campagne di raccolta in agricoltura la Coldiretti ha varato la banca dati Jobincountry” autorizzata dal ministero del Lavoro con le aziende agricole che assumono. L’iniziativa è estesa a tutta la penisola e, attiva da alcuni giorni, è rivolta a persone con le più diverse esperienze: dagli studenti universitari ai disoccupati, ma tra i primi ad aver fatto richiesta di informazioni ci sono anche operai, blogger, responsabili marketing, laureati e addetti del settore turistico. Coldiretti Abruzzo lancia così l’invito: “Aiutate l’agricoltura che non può fermarsi per assicurare un bene necessario, il cibo”.

Il progetto è stato avviato in autonomia, come sottolinea Coldiretti, “in attesa che dal Governo e dal Parlamento arrivi una radicale semplificazione del voucher agricolo” che possa consentire da parte di studenti, cassaintegrati e pensionati lo svolgimento dei lavori nelle campagne dove mancano i braccianti stranieri anche per effetto delle misure cautelative adottate a seguito dell’emergenza coronavirus da alcuni paesi europei, dalla Polonia alla Bulgaria fino alla Romania, “con i quali occorre peraltro  trovare accordi per realizzare dei corridoi verdi privilegiati per i lavoratori agricoli”.

“Con il blocco delle frontiere – continua l’associazione – è a rischio più di un quarto del Made in Italy a tavola e a risentirne in questo momento sono maggiormente le zone di produzione orticola, tra cui sicuramente il Fucino per la grande concentrazione di aziende e di manodopera specializzata nella produzione di carote, patate, finocchi, radicchio e altri ortaggi da cui dipende la sopravvivenza di questa parte della Penisola. Ma ci sono anche altre zone in difficoltà, dal pescarese al chietino fino alla provincia teramana. E ad aggravare la situazione in questo momento c’è anche il proliferare dei cinghiali che, con pochi lavoratori a presidio dei campi e le forze dell’ordine impegnati nei controlli stradali, scorrazzano indisturbati anche di giorno con gravi danni  a semine, foraggi, frutta, ortaggi e vigneti minacciando anche gli animali della fattoria e la sicurezza delle persone. In Abruzzo si stima una presenza di circa 100mila cinghiali con conseguenze ben immaginabili”.

Per l’associazione, “la mancanza di lavoratori in campagna ha mille risvolti e conseguenze. La situazione è preoccupante e tra qualche settimana lo sarà ancora di più. E’ necessario fronteggiare l’emergenza lavoro e trovare soluzioni per salvare il raccolto. Ci sono aziende dove mancano all’appello anche trenta operai e sarà difficile assicurare la produzione senza conseguenze. Lanciamo un appello a tutti coloro che in questo momento sono in difficoltà economica e, nello stesso tempo, vogliono aiutare l’agricoltura che non si è fermata e non può fermarsi”.

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