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Nereto, opposizione e assessore Salvi dal notaio per le dimissioni: cade l’amministrazione

Nereto, opposizione e assessore Salvi dal notaio per le dimissioni: cade l’amministrazione

NERETO, 29 novembre – Era già a successo a Silvi. Adesso la storia si ripete a Nereto, dove le dimissioni compatte dei consiglieri di minoranza insieme a quelle di un assessore, formalizzate questa mattina dal notaio, mettono la parola fine all’amministrazione comunale. Il sindaco Giuliano Di Flavio e la sua maggioranza sono dunque destinati a tornare a casa, con le sorti della città che adesso saranno affidate al commissario fino alle prossime elezioni.

“Stamane abbiamo rassegnato contestualmente, collettivamente e irrevocabilmente, in maniera eterogenea,  le dimissioni dal  consiglio comunale del Comune di Nereto , manifestando dunque le nostre singole volontà  in funzione dell’obiettivo unitario di scioglimento del Consiglio – scrivono Fabio Cinì, Vincenzo Di Felice, Giuseppe Fagotti, Graziana Frezza, Daniele Laurenzi, Giacomo Mistichelli, Massimo Salvi – Purtroppo è un atto necessario, preceduto nel passato da accesi dibattiti, anche documentali, solo inizialmente tra maggioranza e opposizioni e subito dopo dallo sfaldamento umano, non solo politico, di una maggioranza che da tempo ha perso la fiducia di componenti importanti e qualificanti come l’ex vicesindaco Di Felice il consigliere Mistichelli e oggi dell’assessore Salvi”.

Sotto accusa la gestione amministrativa portata avanti dal sindaco e dalla sua maggioranza e le possibile ripercussioni sui pubblici bilanci:

“Per tutti noi, non è più possibile tollerare una tale assurda e imbarazzante situazione contraddistinta anche dal totale smantellamento della macchina amministrativa attraverso lo smembramento del personale in tutti gli uffici comunali sprovvisti dei responsabili nelle aree: finanziaria, tributi, anagrafe e polizia locale. Oltre a ciò esempio lampante risulta essere la totale assenza dei vigili urbani oltre alla carenza cronica di operai che ha determinato il poco decoro urbano”.

I sette dimissionari puntano il dito anche contro un modo di fare politica e di amministrare che avrebbe snaturato il ruolo del consiglio comunale, denunciando come l’abolizione delle commissioni consiliari permanenti abbia rappresentato di fatto un’eliminazione di spazi di confronto democratico.

“Ultimamente lo stesso consiglio non aveva più neanche il numero legale, in prima convocazione, per deliberare qualsivoglia atto assembleare così da determinare la paralisi amministrativa – concludono gli ormai ex consiglieri ed assessore – Una situazione surreale dove i consigli si svolgevano di sabato mattina all’orario di pranzo per permettere alla maggioranza di aspettare, quando andava bene, il rientro di una consigliera fuori per lavoro.  Stacchiamo la spina, per dignità. Se pur con ruoli differenti e da posizioni politiche diverse non potevamo più sottacere l’atteggiamento sordo e supponente di un’amministrazione mediocre, inconcludente e assente non solo nell’ordinario ma sui grandi temi e problemi del momento come la sicurezza sismica degli edifici scolastici forse confusa con altre tipologie di lavori in corso ad esempio presso la scuola elementare”.

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