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Omicidio Jennifer Sterlecchini, il pm: “Trent’anni a Davide Troilo”

Omicidio Jennifer Sterlecchini, il pm: “Trent’anni a Davide Troilo”

PESCARA, 24 gennaio – Trent’anni di reclusione per Davide Troilo, che a dicembre 2016 uccise a coltellate l’ex fidanzata Jennifer Sterlecchini. Li ha chiesti il pm Anna Rita Mantini, nel corso della sua requisitoria, nell’ambito del processo sull’omicidio della giovane. L’udienza preliminare ha preso il via oggi, nell’aula 8 del Tribunale di Pescara. Presente in aula Troilo, che sarà giudicato con rito abbreviato dal gup Nicola Colantonio. L’accusa è di omicidio volontario pluriaggravato da futili motivi e premeditazione. La sentenza è attesa nel tardo pomeriggio, dopo le arringhe di parti civili e difesa.

Jennifer, 26 anni, era stata uccisa il 2 dicembre 2016 con 17 coltellate dall’ex fidanzato, ascensorista di 34 anni, mentre lei stava lasciando per sempre l’abitazione che avevano condiviso in via Acquatorbida a Pescara.

Occhi lucidi da parte della madre e del fratello della vittima, durante la ricostruzione compiuta del pm. Impassibile, a testa bassa, l’imputato. La Mantini ha parlato di “odiosita’ della condotta dell’imputato, che ha agito con assoluta lucidità” e di “banalità e sproporzione di qualsiasi eventuale stimolo esterno rispetto al gesto di togliere la vita ad una ragazza di 26 anni con 17 coltellate”. Prima della Mantini ha preso la parola il professor Di Giannantonio, consulente nominato dal giudice, secondo il quale, al momento dei fatti, Troilo era capace di intendere e di volere.

Presenti in Tribunale, all’esterno dell’aula, la madre e il fratello della vittima, Fabiola Bacci e Jonathan Sterlecchini, parti civili, oltre alla nonna Filomena Paolini, ad una quarantina di amici della famiglia e ad esponenti delle associazioni contro la violenza sulle donne. Molti dei presenti indossano magliette bianche con una foto della ragazza uccisa.

L’imputato è difeso dall’avvocato Giancarlo De Marco, mentre l’accusa è rappresentata dal Pm Anna Rita Mantini. Anche il Comune di Pescara, la Regione e l’associazione Ananke, sono parte civile.

“C’è comunque la mancanza di Jennifer e neanche una sentenza esemplare potrà riportarla indietro, ma i familiari si aspettano che abbia giustizia e che questa sentenza faccia da monito affinché fatti del genere non si ripetano più, dice Mariangela Silveri, amica della famiglia di Jennifer Sterlecchini, all’esterno dell’aula 8 del tribunale.

Anche Silveri, come molti dei presenti, indossa una maglietta bianca con la foto di Jennifer.

“È un modo per mantenere il ricordo sempre vivo – dice la donna – non solo nel cuore ma anche all’esterno”.

Presenti anche diversi esponenti delle associazioni contro la violenza sulle donne.

“Abbiamo scelto di essere qui oggi – spiega Angelo Bertoglio, coordinatore dell’Osservatorio nazionale sostegno vittime – per dare una vicinanza forte e simbolica ai familiari di Jennifer. Speriamo – prosegue il coordinatore dell’osservatorio – che questa sentenza sia esemplare e che possa essere veramente una sentenza forte per far pagare chi ha sbagliato, chi ha ammazzato”.

In conclusione Bertoglio afferma: “Questo paese deve essere dalla parte delle vittime e non solamente dalla parte dei carnefici”. 

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