Pescara, da Catuzzi a Galeone: anni ’80 all’insegna del calcio champagne

PESCARA, 25 novembre – Pescara, nell’immaginario collettivo, spesso fa rima con bel calcio. Un trend che, negli ultimi quarant’anni, si è materializzato a più riprese, grazie, spesso, alla presenza di allenatori dalle idee innovative ed offensive. Specie negli anni ’80, quando in Italia si stava vivendo una sorta di rivoluzione epocale, con un crescente numero di allenatori che approcciavano al metodo di gioco a zona. In terra pescarese, in tal senso, il primo fu Enrico Catuzzi, fra i precursori del modulo a zona in Italia. Insediatosi sulla panchina abruzzese nel 1984, vi restò per due stagioni: qualche tifoso, ancora oggi, lo ricorda con affetto.

Catuzzi il precursore, Galeone il mattatore

La prima stagione di Catuzzi, soprattutto, fu davvero entusiasmante: la squadra esibiva un calcio spumeggiante, sulle orme di quello messo in mostra dal nuovo tecnico nella sua precedente esperienza in quel di Bari. In casa, poi, i Delfinierano un carro armato indistruttibile, al punto di perdere un solo incontro (Catanzaro) e di laurearsi miglior attacco e miglior difesa interna del torneo. All’Adriatico, quindi, ci si divertiva e racimolavano punti, che servirono per chiudere la stagione con un ottimo settimo posto. La stagione successiva, però, non fu altrettanto entusiasmante, perlomeno per quanto concerne i punti ottenuti in classifica. La squadra, infatti, raccoglieva consensi un po’ ovunque grazie al calcio innovativo di Catuzzi, ma i risultati non erano gli stessi dell’anno precedente: la sconfitta interna all’ultima giornata contro la Triestina, sancì la retrocessione in Serie C.

L’anno successivo, però, iniziò quella che, con ogni probabilità, viene ricordata come l’era più bella nella storia del calcio pescarese, quella di Giovanni Galeone sulla panchina dei Delfini. Grazie al ripescaggio nella serie cadetta, a causa del fallimento del Palermo, il Pescara non disputò la terza serie, nonostante la squadra, di fatto, fu allestita per disputare quel tipo di campionato. La rosa a disposizione di Galeone, infatti, non brillava certo per esperienza e profondità, imbottita di giovani funzionali, sulla carta, a disputare la Serie C. Quello che accadde, invece, ebbe dell’incredibile. La banda di Galeone, infatti, incantò l’intera Italia proponendo un calcio offensivo, frizzante ed estremamente gradevole. Il divertimento all’Adriatico era assicurato, come lo è, oggi, nei migliori casino marchiati AAMS, dove ci si può realizzare in modo legale e sicuro.

La storica salvezza del 1988 e l’impresa epica contro la Juventus

L’interpretazione del 4-3-3 offerta della compagine pescarese era, di fatto, un unicum a quei tempi in Italia. Ed anche un vate della zona come Arrigo Sacchi, allenatore all’epoca di un Parma ancora lontano dai fasti che raggiunse, in seguito, sotto la guida di Tanzi, uscì con le ossa rotta nel doppio confronto contro i Delfini. La promozione in Serie A, di conseguenza, fu la logica conseguenza. E pensare che, soli pochi mesi prima, il Pescara si accingeva a disputare un campionato di terza serie senza particolarità velleità. Il vero miracolo di Galeone, poi, avvenne l’anno successivo, quando a dar man forte alla squadra arrivò il navigato ed esperto Junior, campione brasiliano che in Italia, sino a quel momento, aveva vestito la maglia del Torino. Nell’ultimo campionato a sedici squadre, la Federcalcio decise di restringere a due il numero della retrocessione. Ed il Pescara, grazie al terzultimo posto, riuscì ad ottenere la salvezza, fin qui l’unica nella storia del club.

L’anno successivo, purtroppo, la squadra retrocesse e ritrovò la serie A solo nel 1992. Ma quell’anno la squadra combinò ben poco, retrocedendo immediatamente in Serie B. Galeone fu esonerato alla ventiquattresima giornata, con la squadra, ormai da tempo, condannata a tornare nella serie cadetta. Il Pescara, tuttavia, riuscì comunque a chiudere la stagione con un’impresa che, ancora oggi, viene ricordata da tutti i tifosi bianco-azzurri. In un caldo 30 maggio, in cui l’aritmetica aveva già condannato i Delfini, il Pescara riuscì a demolire la Juventus di Trapattoni, che vantava nelle proprie file alcuni campioni come Baggio e Vialli, con un sonoro 5-1. Allegri e Borgonovo furono i mattatori di quell’impresa. Altri tempi. Altro Pescara.

 

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