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Pescaraporto, la Procura chiede processo per D’Alfonso e altri quattro

Pescaraporto, la Procura chiede processo per D’Alfonso e altri quattro

PESCARA, 15 febbraio – Inchiesta Pescaraporto ad una svolta. Il procuratore capo Massimiliano Serpi e il procuratore aggiunto Anna Rita Mantini hanno chiesto il rinvio a giudizio per i cinque indagati, accusati di abuso d’ufficio e falso in atto pubblico: l’ex presidente della giunta regionale Luciano D’Alfonso, l’ex segretario dell’ufficio di presidenza del governatore Claudio Ruffini, l’avvocato Giuliano Milia, il dirigente del Comune di Pescara Guido Dezio e il dirigente del Genio civile Vittorio Di Biase.

L’inchiesta ruota attorno alla realizzazione di un complesso edilizio nei pressi dell’ex Edison, sul lungomare di Pescara, accanto all’ex Cofa. Al centro della vicenda la variazione della destinazione d’uso, da uffici e alberghi a residenze, di due dei tre edifici di 21 metri che avrebbero dovuto essere costruiti dalla società Pescaraporto. Società che risulta intestata alle società minori Viana, di cui sono azionisti i costruttori Andrea e Luca Mammarella, e Uropa, di cui sono soci Ugo, Roberto e Paola Milia, figli di Giuliano Milia, legale di fiducia dello stesso D’Alfonso.

Il Genio civile, secondo la Procura, avrebbe prima evidenziato la “situazione di potenziale pericolo” nell’area interessata dall’intervento edilizio, chiedendo a Comune e Autorità di bacino “di verificare regolarità e compatibilità idraulica delle attività” e poi avrebbe dato parere favorevole, con un documento sottoscritto da Di Biase, ma non dall’altro dirigente del Genio civile che si rifiutò di firmare.

Alla base del mutato orientamento dell’ente, a giudizio dell’accusa, ci sarebbero le pressioni esercitate indirettamente da Di Biase, che avrebbe redatto il parere favorevole sulla falsariga di una minuta scritta da Milia.

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