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“Piano Lupo”, il faunista De Marinis: “In Abruzzo il problema c’è, abbattimenti come extrema ratio”

“Piano Lupo”, il faunista De Marinis: “In Abruzzo il problema c’è, abbattimenti come extrema ratio”

PESCARA, 3 febbraio – La Regioni hanno chiesto e ottenuto di rinviare al prossimo 23 febbraio l’esame del cosiddetto “Piano Lupo” del ministero dell’Ambiente, che prevede una serie di azioni, tra le quali anche l’abbattimento selettivo, mirate a contenere l’espansione del predatore e a salvaguardare le greggi. Le associazioni ambientaliste esultano, ma nel frattempo in Abruzzo, dove anche il governatore Luciano D’Alfonso aveva espresso perplessità rispetto al piano, il problema permane. Fabio De Marinis, biologo faunista, è una delle voci fuori dal coro. “La problematica del lupo – dice – nel nostro territorio ha iniziato a rappresentare una minaccia e necessiterebbe di essere gestita”.

L’esperto guarda con favore al provvedimento del Governo, quanto meno negli intenti alla base del piano:

“Innanzitutto è bene sgomberare il campo da equivoci, dal momento che in nessun modo si parla di apertura della caccia al lupo, come riportato erroneamente da alcuni mezzi di informazione. L’aspetto degli abbattimenti rappresenterebbe solo una extrema ratio e riguarderebbe esemplari che, con una certa densità, si avvicinano nelle zone nelle quali non potrebbero stare, e che non è possibile prelevare e trasferire nelle aree protette. Non sarebbero in alcun modo i cacciatori a procedere agli abbattimenti selettivi, ma solo gli operatori della polizia provinciale o dei carabinieri forestali. Peraltro il piano del Governo non inventa nulla, dal momento che l’articolo 19 della legge 157 già prevede dei piani di abbattimento selettivo, per ragioni legate alla ‘gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche’.”

De Marinis compie una ricostruzione storica legata alla presenza del lupo in Italia:

“Fino al 1970 c’erano in tutta Italia circa 100 esemplari di lupo a rischio estinzione. In seguito il Wwf, con l’Operazione San Francesco, ha dato vita alla creazione di aree protette in tutto il Paese e anche in Abruzzo. Il risultato è stato il ripopolamento della specie, che negli ultimi anni ha portato ad una straordinaria espansione, tanto che il lupo ha raggiunto perfino le Alpi tramite la Liguria. Oggi però siamo di fronte ad un problema gestionale, perchè i lupi si sono riprodotti e dalle montagne si sono abbassati, uscendo da parchi e aree protette, e raggiungendo zone pedemontane  e collinari”.

Una situazione che riguarda da vicino l’Abruzzo:

“Di recente è stato segnalato un branchetto di 4-5 lupi che staziona stabilmente tra Cepagatti e Rosciano, un’area nella quale sono stati denunciati due attacchi ad allevamenti. Un altro branco di circa 10 lupi gravita nella zona tra Orsogna e Castelfrentano e ultimamente un lupo è stato avvistato anche in una zona periferica di Lanciano. Questi esemplari naturalmente devono procurarsi cibo e dunque vanno a caccia di cinghiali, di caprioli, ma anche di animali allevati e in particolare di greggi. Inoltre negli ultimi tempi molti lupi si sono ibridati con i cani, si parla addirittura di cifre vicine al 30% e questo aspetto rappresenta un ulteriore problema, poiché mentre i lupi tendono a restare a distanza dall’uomo, i cani non hanno paura delle persone e dunque rischiano di accrescere le situazioni di conflittualità”.

A giudizio di De Marinis, dunque, occorre intervenire e programmare una gestione:

“Al di là dell’abbattimento, al quale si ricorrerebbe solo in pochi casi mirati, occorre delineare delle zone nelle quali il lupo può stare o non stare, e i livelli di densità consentiti per le varie zone.  Poi bisognerebbe fornire di strumenti adeguati gli allevatori, ad esempio reti elettriche, e sarebbe necessario predisporre degli interventi per catturare e trasportare i lupi dalle zone dove non possono stare a quelle dedicate. Peraltro se non si interviene con un piano di gestione serio, si rischia che gli allevatori, esasperati, risolvano i loro problemi da soli, come in parte già stanno facendo, chiamando i loro amici cacciatori per abbattere i lupi”.

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