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Processo Tercas, ex responsabile dell’area finanza: “Eravamo un po’ tutti degli yes man”

Processo Tercas, ex responsabile dell’area finanza: “Eravamo un po’ tutti degli yes man”

TERAMO, 19 marzo – “Eravamo un po’ tutti, me compreso, degli yes man. Facevamo quello che ci veniva detto, ma non è che non si potevano fare domande. Almeno per l’area finanza non era così. Se si verificava in qualche altre area non lo so”.  A parlare, rispondendo alle domande del pm Enrica Medori sull’operazione di vendita delle azioni Tercas, che ha portato a processo 28 persone per truffa aggravata in concorso, è l’ex responsabile dell’area finanza della Banca Lucio Pensilli che questa mattina, insieme ad altri cinque dipendenti finiti davanti al giudice, si è sottoposto all’esame dell’imputato.Pensilli, rispondendo alle domande del pm, ha ripercorso tutte le tappe della vicenda, ricordando come la prima operazione di quel genere fu messa in atto nel 2010. Operazione che andò a buon fine.

“Nel 2010 il direttore generale Di Matteo convocò una riunione la sera prima con i responsabili dell’area finanza e commerciale e con i capo area dei due settori – ha ricordato Pensilli – la sera prima mi chiese di preparargli un prospetto sui dividendi che la banca avrebbe distribuito a maggio 2011. Sul momento non sapevo a cosa servisse, dopo la riunione ho capito che poteva servire a supportare l’operazione”.

Operazione che fu illustrata la mattina dopo in una riunione:

“Parlò Di Matteo – ha continuato Pensilli – disse di effettuare una vendita di azioni Banca Tercas per un certo lasso temporale, offrendo un rendimento del 2 per cento. Non ci furono obiezioni e domande”.

Lo stesso Pensilli, rispondendo al pm, ha sottolineato come non fosse una circostanza abituale quella di proporre quel tipo di operazioni.

“Non erano operazioni fatte in precedenza, era la prima volta che accadeva – ha detto – non si parlò della metodologia”.

L’operazione  fu riproposta negli stessi termini l’anno successivo, con l’unica differenza di un lasso temporale più ampio e un rendimento garantito del 3 per cento. Ed anche in quel caso, nella riunione tra Di Matteo e i vertici, non furono fatte domande od obiezioni.

Il leit motiv è sempre lo stesso: all’epoca la banca era nelle condizioni di onorare quelle operazioni, nessuno poteva pensare al commissariamento. Tutti, quindi, erano tranquilli. E, almeno secondo le testimonianze, non vi furono pressioni o ritorsioni legate a quelle operazioni.

“All’epoca ero tranquillo – ha detto ancora Pensili – il commissariamento per me era inverosimile. Tenga conto che la semestrale della banca, il primo semestre del 2011, aveva chiuso con un utile consolidato di 20 milioni. Per non parlare poi dell’ispezione di Bankitalia, che si era chiusa positivamente”.

Dopo l’esame degli imputati il processo è stato rinviato al prossimo 9 aprile, quando dovrebbe chiudersi l’istruttoria.

A processo, davanti al giudice Flavio Conciatori, oltre all’ex dg Antonio Di Matteo, all’ex responsabile pro-tempore dell’area finanza della Tercas Lucio Pensilli e all’allora responsabile pro-tempore dell’area commerciale Alessio Trivelli, ci sono per questa vicenda altre 25 persone tra dirigenti, direttori di filiali e semplici impiegati, tutti accusati di truffa in concorso: Piero Lattanzi, Franco Maiorani, Fabrizio Di Bonaventura, Maria Gabriella Calista, Maria Lucia De Laurentiis, Silvana De Sanctis, Rosanna Arcieri, Christian Torreggianti, Carlo Pavone, Giancarlo Stacchiotti, Franca Marozzi, Marco Nardinocchi, Pietro Sciaretta, Nicola Celli,Monica Di Luciano, Elena Malatesta, Valentina Angelozzi, Luca Ettorre, Rosanna Rastelli, Maria Carmela Valentini, Danilo Ranalli, Marinella Petrini, Luisa Maria Ferri, Lidia Mazzocchitti, Enrico Robuffo.

Imputati ai quali l’accusa contesta di aver venduto delle azioni, nel 2011, facendole passare  per cosiddetti ‘pronti contro termine’, investimenti ad un anno con un rendimento garantito.

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