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Stilata dalla Regione la mappa dei siti inquinati, Forum H2O: “Situazione preoccupante”

Stilata dalla Regione la mappa dei siti inquinati, Forum H2O: “Situazione preoccupante”

PESCARA, 22 gennaio – Sono 864 i siti contaminati o potenzialmente contaminati in Abruzzo secondo l’ultimo aggiornamento dell’anagrafe dei siti approvato dalla Giunta Regionale. Una mappa che il Forum H2O non esita a definire preoccupante.

159 sono siti con superamenti accertati delle Concentrazioni Soglia di Rischio (CSR) o delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC) per le acque, così distribuiti: 74 in provincia di Chieti, 43 in provincia di Pescara, 30 in provincia di Teramo e 12 in quella di L’Aquila.

Per altri 17 siti la procedura di bonifica si è conclusa.

Molto più numerosi i siti potenzialmente contaminati, ben 705, così distribuiti: 211 in provincia di Pescara, 197 in provincia di Chieti, 181 in provincia di Teramo e 116 in quella di L’Aquila.

Invece 233 siti precedentemente individuati sono risultati non contaminati.

“Ricordiamo  – si legge in una nota – che in Abruzzo sono stati perimetrati un Sito nazionale per le Bonifiche, quello di Bussi, sotto la competenza del Ministero dell’Ambiente e tre Siti di Interesse Regionale, Saline-Alento, Chieti e Celano di competenza della regione. Per le restanti aree la competenza dei procedimenti di bonifica è dei comuni, che sovrintendono anche alle attività che devono essere svolte dai privati”.

Il Forum ricorda ancora che

“il tema delle bonifiche non è in cima alle priorità di troppi amministratori, iprocedimenti durano decenni, con continui rinvii e le bonifiche restano al palo; la stragrande parte dei comuni non è in grado di far fronte alle procedure di bonifica per mancanza di specialisti e di risorse economiche. A volte, però, comuni più grandi che potrebbero senz’altro affrontare la situazione prendono scuse ridicole, impiegando denaro in altri settori, feste e rotatorie comprese. Le province sono assolutamente indietro per l’individuazione dei responsabili delle contaminazioni che dovrebbero sostenere i costi delle bonifiche. Questo si traduce da un lato in siti spesso abbandonati a loro stessi perché non ci sono le risorse pubbliche per attivarsi e dall’altro in oneri sui cittadini che devono pagare per conto dei privati quando, molto raramente, interviene l’ente pubblico”.

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