TERAMO, 5 aprile – Non avrebbe accettato la fine della relazione con un carabiniere in servizio in provincia di Teramo, e così avrebbe iniziato a perseguitarlo con minacce e molestie di ogni genere, tanto da costringerlo a cancellare il profilo Fb, a dismettere la propria utenza telefonica, a montare e smontare dal servizio in orari anticipati o posticipati e a parcheggiare l’auto solo in zone videosorvegliate. Ma non solo. Perché avrebbe anche inscenato una finta gravidanza, sostenendo di aver successivamente avuto un aborto ed accusando l’uomo di esserne stato la causa. E così una donna di 57 anni, al termine dell’udienza preliminare davanti al gup Domenico Canosa, è stata rinviata a giudizio per stalking. I fatti contestati alla donna risalivano ad un periodo compreso tra il 2014 e il 2017, quando secondo l’accusa avrebbe tempestato di telefonate e messaggi, anche tramite WhatsApp, l’ex compagno, arrivando persino ad inviargli la foto di un feto morto ed accusandolo di essere responsabile del suo aborto, oltre ad inviargli foto di donne da lui frequentate in precedenza.

Un vero e proprio tormento per l’uomo, fatto di pedinamenti fino a sotto casa, dove una volta avrebbe anche tentato di aggredirlo con schiaffi e calci, e di veri e propri blitz nella caserma in cui lavorava l’uomo per screditarlo agli occhi dei colleghi e sollecitarne il trasferimento. In un’occasione, dopo averlo aspettato fuori dalla caserma, gli si sarebbe buttata addosso per poi minacciarlo e recarsi dal comandante di stazione sostenendo che lui l’avesse aggredita.

“Attenzioni” che la donna avrebbe riservato anche alla nuova compagna dell’uomo, alla quale avrebbe dipinto il carabiniere come un violento e che avrebbe anche insultato di fronte ad altre persone.

Nel corso dell’udienza preliminare il legale della donna aveva chiesto per la 57enne una perizia psichiatria, richiesta rigettata dal gip. La stessa donna ad ottobre dello scorso anno era stata raggiunta da una misura di divieto di avvicinamento al carabiniere e alla sua compagna.