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Sanitopoli il giorno dopo. La Procura: “Processo corretto”, Del Turco: “Solo schizzi di fango”

Sanitopoli il giorno dopo. La Procura: “Processo corretto”, Del Turco: “Solo schizzi di fango”

PESCARA, 3 novembre – Hanno vinto tutti, ma ognuno ha perso qualcosa. Nel lungo cammino che ha portato alla sentenza di Cassazione che cancella dal processo Sanitopoli l’associazione per delinquere, le dichiarazioni del giorno dopo hanno un sapore squisitamente politico. Per le modalità, naturalmente, non per i contenuti. E così questa decisione arrivata a tarda notte è, per la Procura di Pescara, la conferma della correttezza del processo. L’asserzione che si è trattato soli di “schizzi di fango” per il principale imputato, l’ex presidente Ottaviano Del Turco.

Le valutazioni in realtà, saranno possibili soltanto di fronte alle motivazioni della sentenza, per capire quale è stato il percorso che ha portato i giudici della Suprema Corte a cancellare l’accusa di associazione per delinquere, che univa una parte degli imputati, lasciando però impregiudicata un’altra parte dell’impianto accusatorio, quella relativa al passaggio di denaro. Una parte che, pur ampiamente ridimensionata anche dalla Corte d’Appello dell’Aquila, resta alla fin fine il cuore della questione.

Ed è l’aspetto su cui punta la Procura di Pescara nell’asciutta dichiarazione di uno dei magistrati che impostò l’inchiesta:

“Il passaggio di denaro c’è stato, e questo conferma la correttezza del processo – commenta l’ex capo della Procura di  Pescara, Nicola Trifuoggi, che con Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli, diede il via all’indagine dopo le rivelazioni dell’imprenditore della sanità Vincenzo Angelini. – Ora la Corte d’Appello di Perugia dovrà solo ricalcolare la pena dopo che è stato invece cancellato il reato di associazione per delinquere – chiude Trifuoggi – ma si tratta di un argomento tecnico per rimodulare la condanna, condanna che è definitiva”.

Ottaviano Del Turco guarda questo passaggio attraverso lenti diametralmente opposte:

“La montagna di prove che doveva schiacciarmi, si è dimostrata per quello che era: una montagna di fango. E quando sei sommerso da una montagna di fango e riesci a non soffocare è quasi impossibile che non ti rimanga addosso qualche schizzo. Già la corte di appello mi aveva assolto da tutti i reati di abuso e di falso ideologico. E da 18 delle 21 fantasiose dazioni di denaro che avrei ricevuto, e delle quali non è mai stato trovato un solo euro. Ora si dissolve anche l’associazione per delinquere. Non trovo in questa vicenda nessun altro senso, – conclude – se non la evidente necessità di dare una parvenza, seppure grottesca, di giustificazione alla infamia che ha travolto una giunta regionale democraticamente eletta e con essa la vita mia e di molti di noi”.

Alla fine tutti hanno vinto, tutti hanno perso, dipende da quale parte vuoi guardare questa decisione. L’unica sconfitta concreta e non contestabile è quella di una regione che, per due volte, ha visto di colpo cancellata la sua classe dirigente. E qui le dichiarazioni in stile politico contano poco, questi sono i fatti.

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