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Teatro Comunale dell’Aquila, dalle intercettazioni lacune e carenze nei lavori

Teatro Comunale dell’Aquila, dalle intercettazioni lacune e carenze nei lavori

L’AQUILA, 21 luglio 2017 – Sono stati i dubbi tecnici, esposti dai funzionari dei Beni culturali coinvolti nell’indagine, a far scoppiare il caso del Teatro Comunale dell’Aquila, finito sotto la lente degli inquirenti, nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti per la ricostruzione post-sisma nel capoluogo abruzzese, che conta 10 persone agli arresti domiciliari, 5 interdizioni dal lavoro e 35 indagati tra dipendenti pubblici, imprenditori e professionisti.

Al centro dell’inchiesta “L’importante è partecipare”, condotta dalla Procura dell’Aquila, le presunte tangenti per gli affidamenti di 12 lavori pubblici gestiti dal Mibact Abruzzo.

Le intercettazioni rivelano i timori e dunque, probabilmente, la consapevolezza da parte delle persone indagate, delle numerose carenze sul piano tecnico. In merito all’appalto per il Teatro Comunale dell’Aquila, ad esempio, si ragiona sull’assenza di una relazione geologica e più in generale sull’intervento di restauro e recupero di una struttura storica e culturale che dopo oltre otto anni dal sisma non è stata ancora riconsegnata alla città. In particolare, una delle persone intercettate osserva:

“Visto che non si sa mai, che quando ci si mette il diavolo poi… Metti che succede qualche cosa, un’altra scossa, e cade un pezzo o una muratura di quelle, la responsabilità di chi è?”

Circostanze che, secondo quanto si è appreso, avrebbero indotto la Procura ad informare il Comune capoluogo, proprietario dell’immobile, al fine di verificare daccapo tutta la procedura e lo svolgimento dei lavori, per riscontrare eventuali falle che dalle carte giudiziarie sembrerebbero comunque intuibili.

Sulla base delle tesi accusatorie, interrogativi del tipo “se cade qualcosa di chi è la colpa”, erano dovuti a lavori svolti “senza un sopralluogo preliminare, senza le verifiche antisismiche e senza che gli atti fossero stati mandati al Genio civile per la verifica”. E questo a dispetto di costi sempre più gonfiati, da 5 a 13 milioni di euro circa.

Le intercettazioni carpite, in ogni caso, per il giudice Giuseppe Romano Gargarella destano “allarme sociale e soprattutto allarme negli accordi corruttivi esistenti tra le ditte e i funzionari”.

Tra i protagonisti di questo capitolo dell’inchiesta, riguardante il Teatro Comunale, figurano Lionello Piccinini, geometra dipendente del segretariato generale del Mibact e responsabile unico del procedimento della commessa; Leonardo Santoro, geometra della cooperativa l”Internazionale di Altamura che svolge a tutt’oggi i lavori; Antonio Zavarella, presidente della commissione di collaudo.

Il giudice scrive:

“Emerge dagli atti che Zavarella avesse avuto l’incarico grazie a Piccinini. Emerge anche con chiarezza che la ditta, al momento del sopralluogo, aveva iniziato i lavori di scavo della platea e prima di quel momento sia lui che la sua squadra non avevano effettuato neppure un sopralluogo. Eppure l’edificio è rimasto fortemente danneggiato dal sisma del 2009 e destinato a ricevere numerose persone alla sua restituzione”.

In una delle conversazioni intercettate, Santoro, dopo una serie di trasferimenti di carico sulla struttura, cita uno dei collaudatori, l’ingegnere Carlo Grande, non indagato:

“Dovevamo chiamare un laboratorio e mettere un sistema di monitoraggio per vedere se c’erano dei cedimenti e ci dice perché non lo avete monitorato?”.

Si riscontra, inoltre, l’assenza di una relazione geologica, come emerge dalle parole con cui Santoro si rivolge a Piccinini:

“Tu sai che non mi hai mai dato una copia di quella relazione? Dice che te l’ha consegnata il geologo”.

Manca anche la verifica sismica, come si evince dalle intercettazioni di Piccinini, che sembra essere in cerca di contromisura:

“E se noi per tutelarci facciamo fare una perizia giurata a un ingegnere sullo stato di fatto delle murature?”.

 

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