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A Pescara il Premio Borsellino, studenti a lezione di antimafia

A Pescara il Premio Borsellino, studenti a lezione di antimafia

PESCARA, 29 ottobre – Una grande lezione di legalità e di coraggio. E’ questo il senso della giornata conclusiva del 21° Premio nazionale Paolo Borsellino, che si è tenuta questa mattina a Pescara, alla presenza di centinaia di ragazzi delle scuole. Si è parlato di mafia, di attentati a colpi di dinamite, di racket, di scorte e di vite blindate. Testimonianze di vita vera, vissuta e reale, di cui molti studenti, fino ad oggi, avevano sentito parlare soltanto nei film o nelle serie televisive. Il messaggio lanciato da magistrati, imprenditori, dirigenti e giornalisti, autentici eroi della porta accanto che hanno messo a rischio le proprie vite, per combattere il crimine e per rendere il Paese in cui viviamo un posto migliore, è stato univoco: per sconfiggere le mafie occorre riscoprire la normalità del dovere. Un concetto apparentemente banale, ma in realtà rivoluzionario, in un Paese nel quale troppo spesso si chiude un occhio, si scende a compromessi e si convive con l’illegalità.

 “Ciò che ho apprezzato particolarmente di questo premio è proprio l’esaltazione della normalità, anche se molti di noi non conducono più una vita normale e non certo per nostra scelta – ha detto Giuseppe Pignatone, procuratore della Repubblica di Roma, per oltre trent’anni in prima linea contro la mafia al Palazzo di Giustizia di Palermo -. Quello che facciamo, è cercare di creare spazi di libertà e di legalità in territori difficili”.

Tra i premiati, insieme a Pignatone, i procuratori della Repubblica di Torino, Armando Spataro, e di Messina, Guido Lo Forte.

“Il messaggio da lanciare è quello del dovere come regola di vita – ha commentato Spataro -. Sono onorato di ricevere questo premio, ma è importante che tutti sappiano che siamo persone che fanno il loro normalissimo dovere, non siamo eroi e non siamo un’elite”

Riconoscimenti anche al procuratore della Repubblica di Termini Imerese, Alfredo Morvillo, uditore giudiziario di Paolo Borsellino e cognato di Giovanni Falcone, e al giovanissimo procuratore della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, Federica Paiola, nei confronti della quale era in fase di preparazione un attentato di stampo mafioso, sventato grazie alle intercettazioni degli investigatori.

Premiati, inoltre, Stefano Russo, comandante dei Carabinieri di Trapani, tra i protagonisti dell’operazione “Mafia Capitale”; Gaetano Saffioti, imprenditore calabrese e testimone di giustizia, che vive blindato dopo avere denunciato i soprusi della ‘ndrangheta; Giuseppe Antonaci, presidente del Parco dei Nebrodi e vittima di un attentato mafioso dal quale è miracolosamente uscito illeso; Antonio Bartuccio, ex sindaco di Rizziconi, costretto a vivere sotto scorta dopo avere denunciato e fatto arrestare gli esponenti di una famiglia mafiosa.

Altri riconoscimenti, infine, al magistrato Giacomo Ebner, al dirigente della Presidenza del Consiglio dei ministri Gerardo Capozza, premio borsellinoall’avvocato Fabio Anselmo, allo storico Francesco Benigno, alle giornaliste Bianca Stancanelli e Ester Castano, al saggista Isaia Sales e allo chef Filippo Cogliandro, nominato Ambasciatore Antiracket nel mondo.

“Abbiamo bisogno che l’antimafia ritrovi le sue ragioni – è stato il saluto conclusivo di Francesco Forgione, presidente del premio Borsellino ed ex presidente della Commissione parlamentare antimafia -. L’antimafia non è fatta di icone, ma le sue ragioni risiedono nella quotidianità e normalità del suo agire”.

 

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