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Acqua del Gran Sasso contaminata. Forum H2o: “Fatto gravissimo”. Ruzzo chiede i danni /VIDEO

Acqua del Gran Sasso contaminata. Forum H2o: “Fatto gravissimo”. Ruzzo chiede i danni /VIDEO

TERAMO, 16 dicembre – Solventi nell’acqua del Gran Sasso, captata dalla Ruzzo a scopi idropotabili. Se la contaminazione è stata accertata lo scorso 2 settembre, la questione è venuta alla luce solo ieri, a tre mesi e mezzo di distanza, dopo che la Giunta regionale ha comunicato di aver dichiarato lo stato di emergenza idrica nel Teramano. La Ruzzo, gestore delle acque in provincia di Teramo, spiegando di aver immediatamente bloccato l’immissione dell’acqua nel circuito, annuncia di aver avanzato istanza risarcitoria nei confronti dei Laboratori di Fisica Nucleare del Gran Sasso, “per via dei maggiori costi sopportati nel processo di potabilizzazione”. Il Forum H2o parla di “un patrimonio idrico tra i più importanti del mondo” ed attacca: “un fatto gravissimo su cui bisogna fare subito chiarezza”.

Critico, infatti, il Forum nazionale dei movimenti per l’acqua che pone una serie di interrogativi e si chiede se il sistema sia in sicurezza.

“Ieri sera – dice Augusto De Sanctis – abbiamo appreso, solo grazie al lavoro dei giornalisti, che hanno approfondito uno scarno comunicato della Giunta regionale, che il 2 settembre scorso le acque del Gran Sasso captate dalla Ruzzo a scopi idropotabili sono risultate contaminate da solventi e, secondo quanto dichiarato ieri sera alla stampa dalle autorità solo dopo la deflagazione del caso, sono state immediatamente messe a scarico, cioè lasciate scorrere nei fiumi e nell’ambiente, in un parco nazionale, e non inviate nei rubinetti”.

Parlando di “un sistema idrico molto complicato e vulnerabile per la presenza dei laboratori dell’Infn e dei tunnel autostradali”, De Sanctis sottolinea che il comunicato della Regione “non parla del ritrovamento del 2 settembre, ma esclusivamente di un provvedimento della Asl, senza chiarirne ulteriormente le motivazione. Ad oggi – dice – non abbiamo reperito dati ufficiali. Una delle questioni principali è l’assenza di trasparenza: per questo la richiesta che facciamo è l’immediata pubblicazione di tutta la documentazione sul caso”.

Diversi e vari gli ordini del problema secondo gli ambientalisti:

“Il primo problema – dice ancora De Sanctis – è il ritrovamento stesso di questa sostanza contaminante. Ricordiamo che nel sistema autostrada-laboratori-acquedotto furono fatti lavori per oltre 50 mln euro per separare completamente i flussi idrici, con obiettivo di evitare contaminazioni, che già c’erano state nel 2002. E’ grave che ora si ripeta. Va capita la fonte della contaminazione. Il secondo problema è sempre relativo al 2 settembre scorso. Come è stato gestito l’evento visto che i laboratori Infn sono classificati ufficialmente come impianto a rischio di incidente rilevante in base alla direttiva comunitaria Seveso? Evidenziamo che esiste un piano di emergenza con una precisa filiera di responsabilità e azioni da mettere in campo, compresa la comunicazione alla popolazione che non c’è stata. Il terzo problema è che ci troviamo in un Parco nazionale e si parla di contaminazione delle acque che sarebbero state messe a scarico. Quell’acqua, se non è andata fortunatamente nella rete idropotabile, è finita nell’ambiente. Il quarto problema riguarda la trasparenza e l’informazione della popolazione”.

“Il modo in cui è stato trattato il caso da parte delle autorità è letteralmente fantascienza, visto che stiamo parlando di una captazione di cento litri al secondo che viene a mancare, con la dichiarazione di stato di emergenza, in un sistema che teoricamente dovrebbe essere al massimo grado di sicurezza”, chiude l’esponente del Forum.

La Ruzzo, società che gestisce le acque del Teramano, nell’annunciare di aver chiesto i danni, si affretta a spiegare che in questi mesi non è mai accaduto che acqua contaminata sia stata immessa in rete, i sistemi di controllo lo impediscono e, qualora vi fossero stati problemi, avrebbero mandato ‘a scarico’ l’acqua che avesse presentato anche lievi anomalie”.

“All’inizio di settembre, nelle captazioni del versante aquilano – spiega la società – furono rilevate tracce di un diclorometano seppur ampiamente sotto i parametri di legge. Prudenzialmente, sia Ruzzo Reti che il Sian della Asl di Teramo hanno effettuato analisi sul pozzetto di derivazione situato in prossimità del Laboratori di Fisica Nucleare del Gran Sasso. Tali analisi hanno confermato che non vi erano superamenti dei parametri di legge, ma, prudenzialmente, il Sian ha disposto il non utilizzo fino a nuovo provvedimento. A valle di tale episodio Ruzzo Reti ha, inevitabilmente, dovuto integrare il mancato prelievo dal Gran Sasso continuando ad utilizzare l’acqua potabilizzata nell’impianto di Montorio al Vomano, che, al contrario, in quel periodo dell’anno, solitamente viene chiuso per effettuare le manutenzioni periodiche”.

Così è stato disposto il prolungamento dello stato di emergenza, generalmente dichiarato nel periodo estivo, per consentire di continuare ad utilizzare l’impianto di potabilizzazione. Procedure per i cui costi Ruzzo ha chiesto il risarcimento ai Laboratori Infn.

I CINQUE STELLE PRESENTANO UN’INTERROGAZIONE ALLA GIUNTA REGIONALE

Su quanto accaduto interviene anche il M5S, che attraverso il consigliere regionale Riccardo Mercante ha depositato un’interrogazione alla Giunta diretta a far luce sulla vicenda.

 “Davvero sconcertante il silenzio della Regione e della Asl sullo sversamento di sostanze inquinanti dai laboratori dell’Infn nella condotta del Gran Sasso ed altrettanto sconcertante che la Ruzzo reti minimizzi l’accaduto con la scusa che si tratti di un episodio accaduto la scorsa estate. L’inquinamento comunque c’è stato ed è necessario spiegarne le conseguenze e gli effetti – tuona Mercante – Ci sono voluti più di tre mesiper essere informati dello sversamento di sostanze tossiche, che sembrerebbero le stesse che, nel lontano 2003, determinarono lo stato di emergenza ambientale, da parte dei laboratori del Gran Sasso. Nessuno, Asl e Regione in primis, si è degnato di far sapere ai cittadini cosa stava accadendo e tantomeno che le acque destinate all’uso quotidiano fossero inquinate. Una omissione gravissima visto che, in questo caso sono in gioco la salute e l’incolumità pubblica ed era, quindi, un preciso dovere, da parte delle Autorità, informare tutti sin dalla scorsa estate, da quando, cioè la Asl ha constatato l’inutilizzabilità delle acque”.

Una vicenda gravissima per il consigliere pentastellato,che ha quindi depositato un’interrogazione in cui chiede che gli enti interessati spieghino ai cittadini cosa sia realmente accaduti e “se e con quali rischi sia possibile per i cittadini continuare ad utilizzare l’acqua del rubinetto”.

IL WWF: “SI FACCIA CHIAREZZA SUL SISTEMA DI SICUREZZA DEI LABORATORI”

Toni duri sulla vicenda anche da parte del Wwf, per il quale “sembra che si sia tornati indietro di oltre un decennio quando si visse la fase più preoccupante della gestione dei Laboratori di Fisica Nucleare sotto il Gran Sasso”.

“Ovviamente attendiamo che si facciano i dovuti approfondimenti, ma intanto non possiamo tacere sulla gestione delle informazioni – commenta Luciano Di Tizio, delegato Wwf Abruzzo – Possibile che solo a dicembre si venga a sapere di qualcosa che sarebbe successo a settembre? È questa la trasparenza che si vuole dare ai cittadini su un bene prezioso come l’acqua? In questo caso non ci sarebbe stata la somministrazione di liquido contaminato, come invece avvenne per alcuni anni in val Pescara a causa dei veleni della discarica di Bussi officine. Stando alle dichiarazioni dei responsabili del Ruzzo, l’acqua fornita ai cittadini è stata sempre potabile. Resta tuttavia la pessima abitudine di non informare tempestivamente i cittadini, che non possono essere trattati come bambini da tenere all’oscuro dei problemi per non preoccuparli. Chiediamo alla Regione di adoperarsi perché si accerti con puntualità che cosa è accaduto a settembre e quali sono i reali livelli di sicurezza dei Laboratori. Ma chiediamo pure che, alla luce della tanto decantata politica della trasparenza, ci si impegni da oggi in avanti a informare sempre i cittadini e a farlo subito, non con un inaccettabile ritardo di oltre tre mesi”.

L’INFN: “DOPO LA NOTA ASL SOSPESO L’UTILIZZO DEL SOLVENTE

In serata è arrivata anche la nota dell’Infn, che ha precisato come in  seguito alla segnalazione della Asl sulla  presenza di tracce di diclorometano nella rete idrica sotterranea del Gran Sasso, i Laboratori abbiano verificato l’utilizzo del solvente, “impiegato in quei giorni per operazioni di pulizia dalla colla di alcune componenti dei rivelatori” sospendone immediatamente l’uso e provvedendo a monitorare le acque con diversi prelievi.

“Il giorno 1 settembre 2016 – si legge nella nota – è pervenuta ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Infn una nota della Ausl Teramo in cui si comunicava che, nel corso delle ordinarie attività di monitoraggio sui campioni di acqua provenienti dalla rete idrica sotterranea del Gran Sasso, era stata riscontrata una traccia di diclorometano in uno dei punti di captazione situati nei pressi dell’entrata dei Laboratori sotterranei, lungo l’autostrada A24. Contestualmente la Asul informava che, a scopo cautelativo, sarebbe stata sospesa l’immissione in acquedotto delle acque provenienti da tale captazione. A seguito della segnalazione i Laboratori hanno verificato l’utilizzo del diclorometano, un solvente di uso comune altamente volatile, impiegato in quei giorni per operazioni di pulizia dalla colla di alcune componenti dei rivelatori e  hanno quindi immediatamente sospeso l’utilizzo del solvente e provveduto a monitorare le acque, con numerosi prelevamenti di campioni, non riscontrando più, sin dai giorni immediatamente successivi alla segnalazione, tracce del solvente.”

L’Infn precisa anche come nessuna ulteriore comunicazione in merito sia pervenuta ai Laboratori del Gran Sasso né da parte delle Autorità competenti né della Ruzzo Reti SpA.

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