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Chieti, Confartigianato e Legambiente unite contro Megalò 2

Chieti, Confartigianato e Legambiente unite contro Megalò 2

CHIETI, 10 dicembre – E’ una vera e propria levata di scudi quella di Legambiente e di Confartigianato contro il progetto di realizzazione del centro commerciale Megalò 2. E così mentre l’associazione ambientalista chiama in causa la struttura di missione contro il dissesto idrogeologico, il Ministero dell’ambiente e Luciano D’Alfonso in qualità di commissario straordinario, chiedendo di fermare l’opera di “cementificazione” del territorio, Confartigianato adombra lo spettro dell’ennesimo colpo di grazia alle piccole e medie aziende di Chieti e Pescara.

“Il progetto di sviluppo dell’area commerciale aumenta il rischio idrogeologico dell’area stessa – scrive Legambiente in una missiva indirizzata agli enti competenti – in funzione dell’aumento potenzialmente di numero di visitatori presenti nella struttura e delle modifiche all’argine previste che sposterebbero più a valle il problema di tracimazione del fiume, a gravare pericolosamente sulla città di Pescara. Si evidenzia, altresì quanto questo sia irrazionale anche alla luce del ‘Piano per le città metropolitane’ presentato dall’unità di missione contro il dissesto idrogeologico, che ricade poco più a monte dell’area oggetto dell’espansione commerciale in esame, con un intervento di circa 54,8 milioni di euro finanziati dal Governo che prevede la realizzazione di casse di espansione proprio lungo il fiume Pescara”.

Da qui la richiesta all’unità di missione ed al Ministero dell’ambiente di vigliare ed intervenire concretamente per “evitare una nuova cementificazione sbagliata e dannosa, non solo perché in contrasto con l’operato delle loro strutture ma, anche e soprattutto, per l’incolumità delle persone”.

Duri anche i toni di Confartigianato, per la quale la realizzazione del il progetto Megalò 2 si concretizzerebbe nel colpo di grazia al piccolo commercio.

“Già sappiamo come andrà a finire – dicono il segretario regionale ed il delegato commercio dell’associazione, Daniele Giangiulli e Massimiliano Pisani – questi 30.000 metri quadri saranno un ennesimo regno di catene multinazionali, che nulla hanno a che fare con la nostra regione. Per pochi posti di lavoro saranno persi milioni di euro, centinaia di posti di lavoro e scompariranno dalla faccia della terra le piccole r meravigliose aziende artigiane che, da sempre, caratterizzano il nostro territorio”.

Ma non solo. Perché l’associazione di categoria rincara anche sul rischio idrogeologico dicendosi pronta a scendere a fianco delle associazioni ambientaliste “perché commercio significa anche sicurezza dell’utente e l’ultima esondazione del fiume Pescara proprio in prossimità del centro commerciale è la dimostrazione dei possibili rischi”.

Infine, la richiesta di “una nuova legge regionale che blocchi aperture di nuovo centri commerciali e che obblighi quelli esistenti ad aprire le porte a aziende che offrano prodotti abruzzesi, per fare in modo che un utente non ci ricordi per un panino americano, ma per un parrozzo locale”.

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