Crac Pescara Calcio, ex vicepresidente Di Giacomo: “Servì ricapitalizzazione di 2,5 milioni di euro”
PESCARA, 1 ottobre – L’ex vicepresidente del Pescara Claudio Di Giacomo, e Giovanni Patriciello, commercialista salernitano, amico di famiglia dei fratelli Soglia, che rilevarono la società biancazzurra nel 2007. I due sono stati ascoltati questa mattina, davanti al tribunale collegiale di Pescara, nell’ambito del processo con rito ordinario sul fallimento del Pescara Calcio, in cui sono imputati per bancarotta e bancarotta fraudolenta gli ex presidenti Massimiliano Pincione e Gerardo Soglia, e l’ex amministratore delegato della società biancazzurra Francesco Soglia.
Così Di Giacomo:
“C’erano dei problemi di liquidità e per affrontare il campionato di serie C facemmo un aumento di capitale considerevole. Io avevo il 25% e versai 600mila euro, il presidente Pincione più del doppio. In tutto versammo intorno ai 2 milioni e mezzo di euro”.
I fatti risalgono ad un periodo compreso tra inizio luglio 2007 e fine ottobre 2008. In seguito, il 19 dicembre del 2008, la società del Pescara Calcio venne dichiarata fallita con un passivo di oltre 15 milioni di euro. Di Giacomo – ascoltato in qualità di testimone della difesa – entrò in società nel 2006, insieme a Pincione e ad altri soci. Successivamente subentrò il gruppo Soglia con la sua holding.
Patriciello ha riferito:
“Da consulente e amico dei fratelli Soglia li sconsigliai dall’acquistare la Pescara Calcio visto che c’era un’esposizione di oltre 5 milioni di euro. So che i Soglia erano riusciti ad ottenere una rateizzazione del debito spalmata su 9-10 anni”.
Il commercialista campano inoltre ha affermato:
“Il 2008 fu l’annus horribilis del settore turistico, nell’ambito del quale la holding dei Soglia operava controllando diverse strutture, e anche a causa dell’eccessivo sviluppo dimensionale la holding andò in difficoltà”.