D’Alfonso e il caso Tortora: “La giustizia non può uccidere la dignità delle persone”

PESCARA, 12 ottobre – La presentazione del libro “Lettere a Francesca”, che raccoglie le 45 lettere scritte alla compagna da Enzo Tortora durante i sette mesi in cui fu ingiustamente detenuto, diventa per il presidente della Regione Luciano D’Alfonso l’ennesima occasione di riflessione sulla giustizia. Presidente che durante l’iniziativa, che si è svolta questo pomeriggio nella sede della Provincia a Pescara, alla presenza della stessa Francesca Scopelliti, ha sottolineato la necessità di una “riforma implacabilmente coraggiosa“.
“Non possiamo avere nei confronti dello Stato, quando organizza e amministra la giustizia, la paura che la giustizia possa uccidere i diritti e la dignità delle persone – ha detto d’Alfonso – Con Tortora, in termini macroscopici, si verifica uno Stato che uccide un cittadino. Anche il sacrificio, doloroso e sanguinante, di un solo cittadino descrive una condizione fallimentare di uno Stato ordinamento”.
Da qui la necessità, per D’Alfonso, di un cambiamento radicale del sistema giustizia.
“Sto riflettendo anche sulla denaturazione dell’istituto della prescrizione – ha aggiunto – Sto immaginando che molte volte ci sia un riparo all’interno del tempo che decorre per evitare che emerga la verità. Perché è chiaro che davanti al tempo che è decorso la prescrizione è una maschera che ripara. Va ritrovata la cultura del limite: chi accusa, e non solo chi giudica, deve trovare le prove a discarico, a favore dell’indagato”.
Nel corso della presentazione del libro particolarmente sentito è stato l’intervento della compagna di Tortora.
“Sul nome di Enzo – ha detto Scopelliti – si è sempre cercato di far calare il muro del silenzio, perché rappresenta un po’ la cattiva coscienza; è come lo sporco, che è meglio farlo finire sotto al tappeto. Questo non l’ho consentito, perché significherebbe ucciderlo ancora”.