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L’ultimo autogol di D’Alfonso, schiera la Giunta contro chi minacciò impeachment di Mattarella

L’ultimo autogol di D’Alfonso, schiera la Giunta contro chi minacciò impeachment di Mattarella

PESCARA, 10 agosto – La Giunta regionale abruzzese, su proposta del dimissionario presidente Luciano D’Alfonso, scende in campo con un’iniziativa in difesa del presidente della Repubblica, conferendo un incarico, all’Avvocatura regionale, affinché verifichi, nei modi e nei termini di legge, la possibilità di presentare denuncia nei confronti dei rappresentanti istituzionali che hanno promosso minaccia di messa in ‘stato di accusa’ del Presidente della Repubblica.

Un’iniziativa che rischia di rappresentare l’ennesimo autogol di D’Alfonso, la cui popolarità è ormai a picco e che è ormai una sorta di Re Mida alla rovescia: qualsiasi posizione prenda, provoca una levata di scudi, di segno opposto, da parte dei cittadini abruzzesi.

Inoltre, come rivendica lo stesso D’Alfonso:

“E’ la prima volta che una Regione, come ente e persona giuridica, agisce a difesa di un organo costituzionale di primaria rilevanza come quello del Presidente della Repubblica”.

Evidentemente, se fino ad oggi nessuna giunta regionale aveva mai dato vita ad un’iniziativa simile, esistono delle ragioni di tipo istituzionale, che imporrebbero a qualsiasi esecutivo regionale – che, è bene ricordarlo, dovrebbe rappresentare la totalità dei cittadini abruzzesi – di non entrare a gamba tesa in questioni di natura squisitamente politica, come la diatriba apertasi, a livello nazionale, tra alcune forze politiche e il presidente Mattarella, nei giorni delle consultazioni per la formazione del nuovo Governo.

Ma il governatore dimissionario, ormai costretto al solo ruolo di senatore, tira dritto per la sua strada:

“Si è configurata, anche con la sola minaccia, la lesione dell’autonomia riconosciuta costituzionalmente al Capo dello Stato. Con questo atto intendo custodire l’integrità, la libertà e l’autonomia del Capo dello Stato, che rappresenta l’unità del Paese e, contestualmente, verificare se, durante il dibattito politico, siano state violate le norme costituzionali. Un accertamento della verità. La lesione non si è configurata nelle affermazioni politiche a supporto dell’attivazione giuridica dell’istituto della ‘messa in stato di accusa’, bensì nella sola ‘minaccia’, determinando la lesione dell’autonomia del Presidente della Repubblica”.

Una lettura che – a seconda dei punti di vista – può risultare condivisibile o meno, ma che ad ogni modo non chiarisce le ragioni per le quali debba essere chiamata ad intervenire la Giunta regionale abruzzese.

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