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Diciannove tartarughe spiaggiate dopo le mareggiate

Diciannove tartarughe spiaggiate dopo le mareggiate

PESCARA, 8 gennaio – Diciannove tartarughe spiaggiate, tra Abruzzo e Molise, tutte della specie Caretta caretta, nella prima settimana del 2019, più esattamente dal 4 al 6 gennaio, segnalate da privati cittadini e dal personale della Guardia Costiera: 14 morte (73,7%) e 5 in vita.

Su 4 animali sono stati riscontrati i segni di intrappolamento e lesioni dovute a eliche o ami. Gli spiaggiamenti sono avvenuti durante una perturbazione meteorologica che ha causato forti mareggiate, che individui giovani e in difficoltà non sono stati in grado di fronteggiare.

I volontari del CSC, con la collaborazione di esperti della Societas Herpetologica Italica, hanno eseguito i rilievi biometrici su tutte le tartarughe segnalate, e trasferito quelle ancora vive al Centro Recupero Tartarughe Marine “L. Cagnolaro” di Pescara. Gli animali ricoverati sono stati visitati dal personale medico veterinario del Centro e hanno ricevuto le prime immediate cure; posti sotto osservazione, sono stati poi soggetti ad analisi ematiche e radiologiche. Le 5 tartarughe attualmente presso il CRTM sono una subadulta e quattro giovanissime, due delle quali presentano segni di interazione con strumenti di pesca.

Non sono numeri da record assoluto, ma si tratta comunque di cifre significative. La spiegazione è sempre la stessa:

“Le tartarughe – chiarisce il dr. Vincenzo Olivieri, direttore del Centro Studi Cetacei di Pescara, che si occupa appunto di cetacei e di tartarughe marine – sono state vittime dell’intenso sforzo di pesca che ha caratterizzato le giornate che hanno preceduto le feste di fine anno. Il mare grosso di questi giorni ha fatto sì che le onde abbiano trasportato a riva gli individui in cattive condizioni fisiche e quelli deceduti, che non sono ovviamente in grado di resistere alla violenza delle mareggiate. Un fenomeno purtroppo non inconsueto: soprattutto in Adriatico il nostro Centro registra da anni una intensificazione dei ritrovamenti nelle fasi di maggiore pressione della pesca”.

Le tartarughe senza vita spinte a terra dal mare grosso saranno, quanto meno gli esemplari meglio conservate, sottoposte ad esame necroscopico per accertare le cause di morte, ma secondo gli esperti non ci sono molti dubbi. I cinque individui trovati vivi sono oggi ricoverati nelle vasche del Centro recupero, in cura, in attesa del ritorno in mare nei prossimi mesi.

“Caretta caretta – osserva il delegato regionale del WWF Luciano Di Tizio – è una specie prioritaria inserita nella Direttiva Habitat e protetta da diverse convenzioni internazionali. Invochiamo da anni che venga varata una normativa nazionale idonea a valorizzare e premiare gli sforzi dei tanti volontari che si danno da fare per la salvezza delle tartarughe marine e che preveda linee guida obbligatorie per la tutela di questo magnifico gigante dei mari, anche normando la pesca, come anche molti professionisti del settore ormai chiedono a gran voce, per tutelare il mare e alla lunga la loro stessa attività, nell’interesse di tutti”.

 

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