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Farindola, la speranza e il futuro dopo Rigopiano

Farindola, la speranza e il futuro dopo Rigopiano

PESCARA, 28 aprile – Le raffiche di vento sono come schiaffi. Improvvise, indifferenti. Gelide, contro quel corpo nudo che sono le macerie dell’hotel Rigopiano. Una transenna e un nastro bianco e rosso frenano le persone cinquecento metri più in là, segnando il confine dell’area posta sotto sequestro dalla magistratura di Pescara.

A terra, tra i rami spezzati, due lumini rovesciati e spenti ricordano, se ce ne fosse bisogno, che dalle rovine di un albergo di lusso sono venuti fuori 29 morti. Oggi, con le sei informazioni di garanzia firmate dalla Procura, per quel pezzo di montagna, è giorno di telecamere. Domani, tempo permettendo e come ogni fine settimana, sarà la volta dei curiosi, che arrivano per una foto sfondo-macerie e pressano i Carabinieri per avvicinarsi un po’ di più.

Come se quel resort di lusso tristemente inclinato su un fianco, sull’orizzonte di una montagna ferita, non fosse già scabroso di suo. Come se per capire la morte si debba, necessariamente, toccarla.

Le signore anziane del paese, quelle che hanno qualcuno da pregare, si avvicinano per un’altra strada, più impervia: non chiedono di attraversare limiti. Se li danno da sole, con un’impronta di rispetto antico che, con fermezza, mantiene a distanza tutto il resto.

La cosa strana è che Farindola, oggi, di quel resort di lusso, resta ancora appendice: il via vai di gente che saliva era una ricchezza, ogni tanto qualcuno si fermava. Le aziende agroalimentari della zona erano conosciute, frequentate. Chi sale, oggi, del paese se ne frega. Non si scende dalle macchine nemmeno per un caffè.

Passata Pasqua la prova del nove sarà l’estate, per questa cittadina abituata a vivere di turismo in maniera diretta e indotta: l’hotel Rigopiano era occupazione per tante persone della zona, ma anche riferimento per un mercato ampio, quello dell’artigianato e delle tipicità.

Il pacchetto Farindola, benessere-natura-agroalimentare, ha perso il pezzo con più appeal. Ma non solo quello. Il maltempo di gennaio ha annichilito coltivazioni, danneggiato piccole e medie aziende di produzione, creato un dissesto economico, oltre che ambientale, che fa da cornice a una tragedia infinita.

Farindola oggi ha bisogno di una chance più che di curiosità morbosa: ha bisogno di persone in cerca di cose buone e di una montagna ancora gentile, più che di macerie. Detta senza orpelli ha bisogno di aiuto: perché la voglia di rialzarsi il paese ce l’ha, ma certamente non può farcela da solo.

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