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Inchiesta Parco del Lavino, indagati anche Antonio Di Marco e altre due persone

Inchiesta Parco del Lavino, indagati anche Antonio Di Marco e altre due persone

PESCARA, 21 maggio – Nuovi sviluppi nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Pescara sull’appalto da 3,5 milioni di euro per la realizzazione del Parco del Lavino a Lettomanoppello, inserito tra i 77 progetti del Masterplan e che secondo l’ipotesi accusatoria sarebbe stato oggetto di una vera e propria spartizione. Gli indagati salgono a nove e per due di loro, ovvero Paolo D’Incecco, dirigente del settore Lavori pubblici della Provincia di Pescara, e Gianluca Marcantonio, architetto di uno studio professionale con sede a Montesilvano, il procuratore capo Massimiliano Serpi e il pm Anna Rita Mantini hanno chiesto l’interdizione temporanea dai pubblici uffici, nel primo caso, e dalla professione, nel secondo. Il gip Gianluca Sarandrea deciderà se accogliere la richiesta dopo l’interrogatorio di D’Incecco, in programma il 23 maggio prossimo.


I nuovi iscritti nel registro degli indagati sono il presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, e i collaboratori di Marcantonio, Giovanni Ciccone e Mauro Zaccagnini, che si aggiungono ai nomi del presidente della giunta regionale Luciano D’Alfonso, dell’architetto ed ex assessore provinciale Enrico Di Paolo, dell’ingegnere Tino Di Pietrantonio e di Fabio Ferrante, collaboratore di D’Alfonso nell’ufficio di presidenza della Regione e consigliere comunale del Pd a Lettomanoppello. Le accuse, a vario titolo, sono di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, corruzione e falso ideologico in atto pubblico.

Di Marco – si legge nelle carte – “nella piena consapevolezza della condotta illecita”, avrebbe “attestato falsamente, con dichiarazione fidefacente”, nell’ambito della Convenzione per l’Attuazione degli investimenti del Masterplan, sottoscritta il 10 novembre 2016 tra Regione Abruzzo e il soggetto attuatore Provincia di Pescara, “che lo studio di fattibilità fosse il livello progettuale dell’intervento, evidenziando che tale studio progettuale fosse atto derivante dalla Provincia di Pescara, ovvero frutto delle competenze interne dell’ente e non già di altri soggetti privati”.

Di Marco e D’Incecco, a giudizio dell’accusa, avrebbero invece ricevuto lo studio in questione, denominato ‘Progetto pilota per la riqualificazione e risanamento ambientale del Parco didattico del Lavino, progetto di fattibilità tecnica ed economica’, dall’architetto Gianluca Marcantonio. Uno studio – si legge nel capo d’imputazione – “che aveva un valore economico pari ad almeno 17.268 euro”, “che solo apparentemente risultava elaborato dagli organi tecnici della Provincia di Pescara” e che secondo i magistrati sarebbe stato “posto alla base della dichiarazione  fidafacente resa dal presidente della Provincia, che lo identificava come livello progettuale dell’intervento, a titolo di contropartita per la successiva emanazione di atto contrario ai doveri di ufficio” da parte del dirigente D’Incecco, ovvero la “preconcertata individuazione dei tecnici professionisti coinvolti nella concreta elaborazione dell’opera progettuale, strumentale all’esecuzione dell’appalto dei lavori”, le cui attività di progettazione, “afferenti i detti lavori, ammontavano ad almeno 100 mila euro”.

D’Incecco, Marcantonio, Di Paolo e Di Pietrantonio avrebbero inoltre turbato il procedimento amministrativo diretto a stabilire il contenuto dell’iter selettivo volto alla scelta dei liberi professionisti da incaricare  nell’ambito della procedura relativa alla fase progettuale preliminare ed esecutiva del ‘Parco didattico del fiume Lavino’. Questo sarebbe avvenuto mediante mezzi fraudolenti, ossia gli indagati avrebbero “preconcertato i liberi professionisti ai quali affidare gli incarichi tecnici che solo simulatamente sarebbero stato opzionati mediante metodo concorrenziale, ovvero in virtù di selezione trasparente e meritocratica dalla Provincia di Pescara; predeterminato  in sede di specifiche riunioni extra istituzionali e calendarizzato in contesti meramente officiosi, la scansione e suddivisione delle attività progettuali oggetto di futuro affidamento tecnico professionale; convenuto il contenuto sostanziale dell’emanando bando di selezione dei detto servizi, concertando preordinatamente tra loro e nella specie tra il rup del procedimento (Paolo D’Incecco) e i progettisti Marcantonio, Di Paolo, Di Pietrantonio, nonché i tecnici Ciccone e Zaccagnini, le modalità e le tempistiche relative alla spartizione degli affidamenti tecnici-progettuali (di valore non inferiore a 100 mila euro) e di supporto al rup, le indagini geologiche da compiere e le modalità esecutive prodromiche all’acquisizione in capo alla stazione appaltante delle aree da includere nel cosiddetto Parco del Lavino, ciò al fine di avviare le procedure concernenti le attività previste nel cronoprogramma dei lavori”.

Sempre secondo l’accusa, D’Alfonso, quale presidente della Regione e firmatario della convenzione per l’attuazione degli investimenti del Masterplan, e Ferrante, in qualità di funzionario dipendente dell’Egato (ente di governo d’ambito della Regione Abruzzo), “preindividuavano in concreto i nominativi dei progettisti che sarebbero stati formalmente incaricati nell’ambito del procedimento amministrativo volto alla selezione degli incarichi tecnico professionali ed altresì predeterminavano gli importi iniziali degli incarichi inerenti il primo lotto della progettazione iniziale, che solo simulatamente in futuro sarebbero stati affidati ai tecnici di cui sopra, per effetto dell’iter selettivo sopra indicato; in tal modo turbavano il libero e trasparente svolgersi della procedura amministrativa”.

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