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La denuncia della onlus Soa: “Allarme cemento nel Parco nazionale della Majella”

La denuncia della onlus Soa: “Allarme cemento nel Parco nazionale della Majella”

PESCARA, 16 luglio – Allarme cemento nel Parco Nazionale della Majella. A denunciare i rischi derivanti dalla possibile approvazione del nuovo Piano del Parco, è la Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus (Soa), che denuncia come “dopo le clamorose bocciature del Ministero dell’Ambiente, l’ente Parco insiste in ‘direzione cemento’, essendo intenzionato a riapprovare il Piano del Parco”.

La Soa lancia la sua diffida in una nota:

“E’ di nuovo allarme cemento per il Parco nazionale della Majella, addirittura in zone di altissimo valore ambientale e paesaggistico come il Quarto di Santa Chiara. Domani l’Ente Parco nazionale della Majella vuole infatti riapprovare il nuovo Piano del Parco, nonostante sia già stato clamorosamente bocciato dal Ministero dell’Ambiente che ha fermato reiteratamente una precedente delibera dallo stesso tenore a fine dicembre 2016. Un Piano che porterebbe nuovo e tanto cemento in uno dei luoghi più belli del Mediterraneo, quasi raddoppiando le aree D2 dove si può costruire secondo i desiderata dei comuni senza alcun vincolo dal Parco. La Stazione Ornitologica Abruzzese è venuta a conoscenza poche ore fa che, nonostante un anno e mezzo di lettere durissime dal Ministero dell’Ambiente, il Consiglio direttivo del Parco è stato nuovamente convocato per discutere l’adozione del nuovo Piano del Parco, che è lo strumento operativo centrale di un’area protetta”.

L’associazione ambientalista ricorda che:

“Le associazioni già nel 2016 avevano sollevato forti critiche per contrastare l’iniziativa dell’Ente prima della decisione. Il Parco era comunque andato avanti incurante dei rilievi, adottando il Piano il 19 dicembre 2016. A quel punto alcune associazioni si rivolsero, con una dettagliata lettera, al Ministero dell’Ambiente, che esercita l’azione di vigilanza sull’operato del Parco della Majella, segnalando molteplici criticità, come la mancanza, clamorosa per un ente parco, della Valutazione Ambientale Strategica e della Valutazione di Incidenza Ambientale, e, soprattutto, il notevole ampliamento delle zone D2 dove far costruire secondo le direttive dei soli piani regolatori comunali. In comuni come Palena, Caramanico e Sant’Eufemia le zone D2 sono veramente enormi. Addirittura una vasta area del Quarto di Santa Chiara, molto oltre la piccola stazione ferroviaria esistente, è addirittura zonizzata come D2, e un’area ancora più vasta in zona C. Ricordiamo ancora le repliche tranquillizzanti dell’Ente Parco nei confronti delle associazioni. Ente che non si è dimostrato altrettanto zelante nel divulgare le durissime lettere ricevute dal Ministero che ha sospeso la validità della Delibera del 19 Dicembre 2016 facendo letteralmente a pezzi sia la procedura seguita sia i contenuti della proposta dando ragione alle associazioni”.

La Soa cita alcuni passaggi delle osservazioni del Ministero:

“Conosciamo le lettere del Ministero solo grazie all’ennesimo accesso agli atti svolto presso il Ministero dalla SOA nelle ultime settimane. Nelle note il ministero fa proprie, inequivocabilmente, le criticità denunciate dalla associazioni sulle aree D2: ‘In tale quadro, occorre che, oltre alla Relazione di Piano, siano prodotti appositi studi che, nel dettaglio, indaghino in merito alla necessità delle modificazioni introdotte alla zonizzazione del Piano vigente’. Ciò anche in considerazione delle previsioni per l’attività edilizia nelle zone D, la cui estensione è stata aumentata”.

Afferma ancora il Ministero:

“E’ necessario che siano presentate motivazioni autenticamente coerenti con le finalità perseguite dall’Ente Parco, non potendosi basare una complessiva modifica di un Piano di Parco vigente su sole opportunità amministrativistiche, dovendosi inoltre in proposito rammentare che, come stabilito dal comma 7 dell’art. 12 della legge n.394/91, è il Piano del Parco e non il Piano Regolatore Comunale, a prevalere su ogni altro strumento pianificatorio”.

E in conclusione, sempre il Ministero:

“Si osserva che la documentazione in consultazione risulta carente degli essenziali presupposti conoscitivi in grado di fornire un riscontro documentale e tecnico delle esigenze poste alla base delle attività di aggiornamento prefigurate da codesto Ente Parco e che, in ultima analisi, dovrebbero trovare soluzione nel dispositivo pianificatorio del PPN”.

Soa, infine, sottolinea:

“Davanti a questi veri e proprio schiaffi, tra cui quello di aver citato più volte norme abrogate, l’Ente Parco della Majella sta provando incredibilmente ad andare avanti in ‘direzione cemento’. Vuole cercare di rimediare facendo la VAS ex post come se fosse un ulteriore timbro da mettere sulle planimetrie e non già una procedura che deve essere svolta all’avvio della nuova pianificazione quando tutte le alternative sono ancora possibili, come indica la Corte di Giustizia Europea in diverse sentenze. A nostro avviso il comportamento dell’ente è veramente increscioso perché si sta parlando del futuro di un patrimonio unico, quel Capitale naturale che ha fatto parlare il paese grazie al programma di Iacona incentrato proprio sulla Majella”.

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