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L’Aquila, la Santa Croce ricorre al Tar: “La Norda spa deve essere esclusa dal bando”

L’Aquila, la Santa Croce ricorre al Tar: “La Norda spa deve essere esclusa dal bando”

L’AQUILA, 17 ottobre – La Santa Croce Spa ricorre nuovamente al Tar e lo fa per chiedere l’esclusione della  Norda Spa “dal bando per l’acqua di Canistro”. In particolare, la storica azienda chiede la revoca dello concessione provvisoria alla Norda, accusata di non aver presentato, entro i termini di legge, la Valutazione di impatto ambientale  necessaria per ottenere la concessione definitiva per lo sfruttamento della sorgente Sant’Antonio Sponga di Canistro.

Ad annunciarlo la stessa Santa Croce,  di proprietà dell’imprenditore molisano Camillo Colella, che dopo essersi vista revocare, a seguito di un ricorso del Comune di Canistro, la concessione che gli era stata rinnovata con il bando vinto nel giugno 2015, aveva ingaggiato una battaglia legale che fino ad oggi l’ha vista soccombere.

Battaglia che adesso coinvolge anche la Norda spa dei fratelli Pessina.  La Santa Croce aveva infatti presentato ricorso al Tar contro il bando del Comune. Ricorso che aveva perso e rispetto al quale adesso pende il pronunciamento del Tar. Ma nel frattempo la Santa Croce è tornata al Tar, questa volta dopo una  diffida ufficiale inviata all’inizio di agosto alla Regione, per chiedere la revoca della concessione provvisoria alla Norda.

Secondo i ricorrenti, in particolare, a distanza di molti mesi dall’aggiudicazione provvisoria, nonostante il chiaro obbligo di avviare una procedura di Via sul progetto depositato presso la Regione, la società dei fratelli Pessina avrebbe invece deliberatamente avviato una Verifica di assoggettabilità (Va), procedura diversa e non conforme. E ha fatto a sua volta ricorso al Tar, contro la Regione, sostenendo che fosse sufficiente la più circoscritta Va.

Un aspetto riguardo il quale la Santa Croce ricorda come la gara che ha vinto nel 2015 sia stata annullata proprio per la mancata previsione, da parte della Regione Abruzzo, di una procedura di Via.

Nel ricorso al Tar, curato dallo studio legale Di Tonno, è stato inoltre  evidenziato come “la coltivazione dei beni minerari, nei quali rientrano anche le acque minerali, sia soggetta necessariamente alla Valutazione di impatto ambientale e non alla, più riduttiva, procedura di Valutazione di assoggettabilità, erroneamente incardinata dall’aggiudicataria provvisoria“. Solo con la Via, infatti, secondo i legali, possono essere infatti “esaminati tutti gli effetti che un progetto determina sull’ambiente e non solamente se questi possano essere significativi e negativi, ciò con particolare riferimento alla fonte Sant’Antonio Sponga, per le caratteristiche della risorsa idrica e per il progetto di coltivazione da attuare“.

Ma per la Santa Croce attualmente i termini per presentare la Via sarebbero scaduti. Da qui la richiesta di revoca della concessione provvisoria e, di conseguenza, di un nuovo bando.

“Spiace constatare che un’amministrazione che vanta essere una ‘Regione verde d’Europa’ dimostri distrazione sulle procedure ambientali sulle proprie risorse naturali – commenta Colella – Se, per mesi, i clamori della stampa hanno raccontato, e continuano a raccontare, di un passaggio di consegne tra la Sorgente Santa Croce e la Norda come di una ‘cosa fatta’, la realtà dei fatti è andata in senso opposto”.

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