L’ombra del referendum sui destini della giunta regionale, intanto il confronto con i ribelli prosegue
PESCARA, 22 novembre – Confronto sereno, questa mattina a L’Aquila, tra i ribelli della giunta regionale, i membri dell’esecutivo e gli esponenti della maggioranza che sostiene D’Alfonso. Il governatore ha riconosciuto dignità politica alla protesta degli assessori Donato Di Matteo e Andrea Gerosolimo (quest’ultimo oggi assente) e del presidente della commissione Sanità Mario Olivieri. I tre ribelli, nei giorni scorsi avevano presentato un cahier de doleance al governo regionale (leggi qui).
“Prendo atto che c’è un malessere – ha detto all’inizio del confronto D’Alfonso – e quando un malessere assume anche un’esposizione esterna, non può che essergli riconosciuta dignità politica”.
Nel corso dell’incontro si è parlato di diversi temi, dalle politiche sulla casa a quelle sulla sanità, dal lavoro ai trasporti, e si è ragionato sui metodi, a partire dalla necessità di una maggiore collegialità nelle scelte, per arrivare ai corto circuiti tra giunta e commissione, con le proposte di legge che restano troppo spesso e troppo a lungo impantanate.
L’impressione, però, è che la strategia dei tre ribelli sia legata a doppio filo all’esito del referendum. I toni utilizzati da Di Matteo, Gerosolimo e Olivieri, pacati ma non concilianti, battaglieri ma mai definitivi, sembrano indicare che si aspetti il 4 dicembre per fare la mossa decisiva. D’altronde mancano ormai pochi giorni al voto e la vittoria del Sì blinderebbe il percorso di D’Alfonso per i prossimi due anni e mezzo, dunque meglio evitare lo scontro. Un successo del No, al contrario, aprirebbe la strada a nuovi spazi per la capitalizzazione del dissenso e finirebbe per accrescere il potere contrattuale dei tre ribelli. Di Matteo è un maestro nell’arte del camminare sul filo: non si è schierato apertamente a favore del No, ma nel corso dell’incontro pubblico di D’Alema a Pescara, a sostegno delle ragioni del No, era tra i pochi democrat presenti in sala.
Per ora, ad ogni modo, Di Matteo non scopre le sue carte:
“Oggi ho lasciato in anticipo la riunione poiché avevo alcuni impegni, ma ho esposto le nostre ragioni e ora spetta alla maggioranza compiere le proprie valutazioni”.
L’assessore tiene a rimarcare che si tratta unicamente di un nodo politico.
“Noi abbiamo posto un problema di ordine politico, su come rilanciare l’azione del governo regionale nei prossimi due anni e mezzo, su come ricalibrare le competenze e i ruoli, e su come normalizzare i rapporti all’interno della giunta”.
Viene dunque naturale chiedere a Di Matteo se consideri necessario un rimpasto.
“Questo dovete chiederlo a D’Alfonso – è la replica -. Di sicuro a noi non interessano strapuntini e giochetti”.
Camillo D’Alessandro, coordinatore regionale della maggioranza in Consiglio regionale, considera proficuo il confronto tenutosi in giornata:
“Siamo partiti dalle proposte avanzate da Di Matteo, Gerosolimo e Olivieri, per dare vita ad un primo confronto programmatico su alcune macro questioni. Siamo arrivati a condividere la necessità di fare un punto sulle cose fatte e su quelle da fare, e sulla necessità di elaborare un programma di fine mandato, che naturalmente richiederà dell’altro tempo”.
D’Alessandro conferma che non si è parlato di deleghe o di rimpasti:
“Nessuno ha posto questioni del genere, si è parlato solo delle cose da fare e di come redistribuire i carichi di lavoro”.
Nel frattempo, a fari spenti, si lavora all’ampliamento della maggioranza. D’altronde allargare, in un momento in cui non ci sono defezioni, ha un costo politico. Farlo quando si è in stato di necessità, ha un prezzo molto più elevato. Il consigliere di Ncd, Giorgio D’Ignazio, nelle ultime settimane ha fornito ampi segnali di convergenza nei confronti dello schieramento a sostegno di D’Alfonso ed è pronto ad entrare in maggioranza, senza chiedere in cambio incarichi o poltrone. I suoi sponsor politici, Federica Chiavaroli e Paolo Tancredi, hanno però visioni divergenti: la prima preme per unirsi alla maggioranza regionale, il secondo temporeggia. Anche in questo caso la partita, con ogni probabilità, sarà decisa dall’esito del referendum.