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Mazzocca e Bracco lasciano Sinistra Italiana e se ne vanno con Bersani. D’Alfonso rafforzato

Mazzocca e Bracco lasciano Sinistra Italiana e se ne vanno con Bersani. D’Alfonso rafforzato

PESCARA, 9 marzo 2017 – L’ennesima scissione a sinistra provoca un mini-terremoto politico anche in Abruzzo. Oltre al deputato Gianni Melilla, che ha già annunciato la sua decisione, abbandonano Sinistra Italiana anche il sottosegretario regionale Mario Mazzocca e il consigliere regionale Leandro Bracco. Tutti e tre entreranno a far parte del Movimento dei Democratici e Progressisti, frutto della fuoriuscita dal Pd della minoranza guidata da Bersani e Speranza. Si tratta di un fatto destinato a generare conseguenze sulla politica regionale, rafforzando la maggioranza guidata dal presidente Luciano D’Alfonso.

Questa mattina i membri dell’esecutivo regionale di Sinistra Italiana, Daniele Licheri e Stefano Ciccantelli, insieme agli esponenti di Si al consiglio comunale di Pescara, Daniela Santroni, Giovanni Di Iacovo e Ivano Martelli, hanno convocato una conferenza stampa: ufficialmente per lanciare il nuovo soggetto politico, in via di costituzione anche in Abruzzo, dopo il congresso nazionale svoltosi a Rimini dal 17 al 19 febbraio. In realtà per fare il punto su ciò che resta di Sinistra Italiana, dopo la fuoriuscita dei tre pezzi da novanta.

Nel comunicato stampa diffuso questa mattina si leggono 45 nomi di esponenti politici e amministratori locali che promuovono la costituzione di Sinistra Italiana in Abruzzo, un partito che è in larga parte frutto dell’ampliamento di Sel ad un’area che comprende i primi fuoriusciti della sinistra Pd, a partire da Stefano Fassina.  Nell’elenco dei promotori non compaiono i nomi di Melilla, Bracco e Mazzocca, con i primi due che hanno già annunciato la loro adesione al movimento di Speranza e Bersani, e il terzo che sta riflettendo sul da farsi e appare orientato verso lo stesso percorso. Negli ambienti di Sinistra Italiana non l’hanno presa bene: “Dovete chiedere a loro”, si limitano a dire Licheri, Santroni, Ciccantelli, Di Iacovo e Martelli.

Non sorprende la decisione di Melilla, che nel suo lungo percorso politico ha sempre oscillato tra opposizione di sinistra e minoranza di governo. Non sorprende troppo neanche la scelta di Mazzocca, che aveva lasciato il Pd soltanto alla vigilia della sua candidatura alle regionali e che difficilmente avrebbe accettato di correre il rischio di essere relegato nel recinto di una sinistra perennemente all’opposizione. Risulterebbe più eclatante la scelta di Bracco, che alla sua prima esperienza politica collezionerebbe già un record: tre casacche diverse in tre anni. Eletto nel Movimento 5 Stelle, guidato da un leader nazionale che durante la campagna per le politiche urlava nelle piazze “mai con Bersani”, è passato prima a Sinistra Italiana e ora nel partito di Bersani.

Potrebbe sembrare solo una delle tante, più o meno irrilevanti, alchimie della politica, ma in realtà le conseguenze di questa ennesima scissione assumeranno un certo peso politico, con il Movimento Democratici e Progressisti che ricoprirà il ruolo di stampella dei governi democrat e con Sinistra Italiana relegata in una posizione di radicalità sempre più marginale. Il che significa che se D’Alfonso avrebbe potuto temere qualcosa, nei prossimi mesi, dagli esponenti di Sinistra Italiana, la scelta di Mazzocca e Bracco gli farà dormire sonni tranquilli.

Daniela Santroni liquida la questione dei fuoriusciti con queste parole:

“Diversi compagni che avevano condiviso il nostro percorso all’interno di Sel non faranno parte di Sinistra Italiana, in quanto hanno un punto di vista diverso su cosa si intende per nuova sinistra e per radicalità. Ci saranno posizioni diverse rispetto al governo Gentiloni, che a nostro giudizio non è molto diverso dal governo Renzi. In Regione andremo avanti valutando proposta per proposta e al termine del congresso regionale decideremo come porci rispetto alla giunta D’Alfonso”.

Considerando che Sinistra Italiana in Regione aveva un solo rappresentante eletto (Mazzocca) e uno acquisito (Bracco), in ogni caso le possibilità di incidere saranno vicine allo zero. Per D’Alfonso, invece, le cose si mettono in discesa: sarà sufficiente qualche diatriba pilotata per consentire a Mazzocca e Bracco di marcare la propria appartenenza politica, ma in realtà la sua maggioranza ne uscirà ampiamente rafforzata. Tanto è vero che qualcuno, tra i più dietrologi, è disposto a giurare che sia Mazzocca che Bracco fossero uomini disseminati da D’Alfonso nelle liste concorrenti già prima di essere eletti.

Ivano Martelli tradisce un certo fastidio:

“Siamo un partito di sinistra che porta avanti sui territori e a livello nazionale politiche di sinistra. Tutto il resto, che riguarda le varie formazioni fuoriuscite, è più che altro una questione elettorale”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Stefano Ciccantelli:

 “Sinistra Italiana è un partito di alternativa, chiaramente all’opposizione del governo Gentiloni, a differenza di altre formazioni che stanno nascendo”.

Più dialogante Giovanni Di Iacovo:

“Con la nascita di nuovi soggetti a sinistra si apre una fase interessante, che non vede più il Pd nel ruolo di moloc. Per noi sarà importante essere efficienti, come nel nostro piccolo siamo riusciti a fare al Comune di Pescara, incidendo su moltissime decisioni”.

Per il resto il discorso si concentra sul futuro di Sinistra Italiana, che i cinque esponenti del nuovo soggetto politico definiscono “una forza di sinistra, alternativa al Partito Democratico e al governo Gentiloni, ma interessata ad interloquire con le altre realtà del centrosinistra”.

Daniele Licheri fa sapere:

“Dopo il congresso nazionale che si è tenuto a Rimini dal 17 al 19 febbraio, anche nella nostra regione abbiamo lanciato la fase per la costituzione di Sinistra Italiana, che passerà per congressi di circolo, provinciali e regionali”.

Daniela Santroni sottolinea:

“Sinistra Italiana rappresenta un nuovo progetto politico, che non guarda con nostalgia all’epoca dell’Ulivo, ma che incarna l’idea di una nuova sinistra di alternativa con una storia ancora tutta da scrivere. Il recente taglio di due terzi dei finanziamenti alle politiche sociali, annunciato in questi giorni dal Governo, insieme ai precedenti tagli all’autosufficienza e alla sanità, rappresentano il completo smantellamento del sistema di welfare, rispetto al quale abbiamo molte cose da obiettare”.

La consigliera comunale di Pescara inoltre annuncia:

“Chiederemo al presidente della Regione di introdurre entro la fine dell’anno il reddito di cittadinanza, come da impegni assunti in precedenza, altrimenti i fatti staranno a zero”.

Leandro Bracco, nel tardo pomeriggio, ha tenuto a fornire una serie di precisazioni in merito all’articolo:

“A livello nazionale sto ancora riflettendo sul da farsi e non c’è ancora nulla di deciso. A livello regionale, però, deve essere ben chiaro che non passerò mai nella maggioranza della giunta D’Alfonso. Inoltre contesto alcuni riferimenti al mio percorso politico, perché sono stato eletto nel Movimento 5 Stelle e in seguito sono stato sospeso ed espulso. In quella fase è emersa la mia anima di sinistra, io sono figlio di operai e appartengo a quella storia, e diverse cose che ho visto nel M5s non mi sono piaciute. Infine respingo con forza le allusioni al fatto che potrei essere stato infiltrato da D’Alfonso, anche perché la mia militanza politica è iniziata nel giugno nel 2012, quando il M5s prendeva percentuali da prefisso telefonico. In Abruzzo mi sono trasferito solo 5 anni fa e prima ho vissuto sempre in Piemonte. Inoltre il governatore mi ha anche tolto la delega alla Cultura, per darla a Monticelli, per motivi politici facilmente intuibili”.

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