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Nuovo ospedale, Di Giosia: “L’area di Villa Mosca è satura e con una viabilità inadatta”

Nuovo ospedale, Di Giosia: “L’area di Villa Mosca è satura e con una viabilità inadatta”

TERAMO, 11 settembre – Si al confronto, ma sempre nel rispetto dei principi della buona amministrazione. E’ il messaggio lanciato dal direttore generale della Asl Maurizio Di Giosia, che nei giorni scorsi erano tornati sulla questione del nuovo ospedale per ribadire il proprio no sia allo strumento del project che a un’eventuale localizzazione del nuovo presidio in un’area diversa da quella di Villa Mosca. Polemiche che hanno spinto la Asl a tornare sull’argomento per fare chiarezza.

“Questa azienda intende agire nella massima trasparenza delle fasi e dei passaggi necessari all’esecuzione di un’opera fondamentale per tutta la popolazione dell’intera provincia teramana, che ha assolutamente diritto ad ottenere dei servizi sanitari di eccellenza – ha esordito Di Giosia –   Io credo nel confronto e nella condivisione, ovviamente sempre nel rispetto dei limiti imposti dalle norme che tutelano il diritto alla privacy e quello relativo alla titolarità di opere dell’ingegno e voglio ribadire il mio convincimento – già riferito in altre occasioni pubbliche – che la “squadra” ottenga sempre risultati migliori del singolo. È per questo che chiedo ai comitati cittadini, ma anche alla politica, di avvicinarsi a noi senza preconcetti e nel convincimento che dobbiamo, tutti insieme, lavorare per il bene di questo territorio”.

Nel corso della conferenza Di Giosia ha ricordato come il progetto del nuovo ospedale parta già dal 2017 e come fino ad oggi ci sia stata una continua interlocuzione istituzionale tra ministero della Salute, Regione e Asl che ha permesso a quest’ultima di ottenere un finanziamento già  stanziato di circa 82 milioni di euro per la realizzazione di una nuova struttura ospedaliera che – dedicata completamente agli acuti – conterrà circa 600 posti letto. Una somma che comunque non sarà sufficiente a realizzare la struttura, con la Asl impegnata a reperire le ulteriori risorse necessarie.

“La necessità di dotarsi di un nuovo ospedale deriva dalle evidenti criticità dell’attuale edificio ospedaliero – ha spiegato Di Giosia – che, vecchio di 50 anni, soffre di vulnerabilità sismica, non risponde più alle caratteristiche di accreditamento previste per le strutture sanitarie, non è perfettamente adeguabile alle attuali normative antincendio e presenta delle difficoltà logistiche tali da non riuscire neppure a contenere le nuove tecnologie di cui la Asl pur si sta dotando. Ad esempio, per ospitare la nuova risonanza magnetica a 3 tesla, si sono dovute abbattere e poi ricostruire le porte della Radiologia, con gravi disagi per i pazienti che, nel frattempo, si sottoponevano alle indagini diagnostiche”

A partire da questo presupposto, per il manager della Asl, bisogna dunque domandarsi come si possa costruire un ospedale nuovo, che dovrà contenere poco meno di 600 posti letto, il cui costo si aggirerà tra i 250 e i 300 milioni di euro. Le possibilità, per Di Giosia,  sono due: l’attivazione di un appalto completamente pubblico o quella dell’istituto del partenariato pubblico/privato.  Possibilità che, come ha aggiunto il direttore generale, hanno entrambe pregi e difetti.

“Il partenariato pubblico-privato  non è una privatizzazione della sanità pubblica, ma solo una tecnica di realizzazione della struttura e di gestione di alcuni servizi (che non impattano su quelli sanitari) con ricorso a partner privati che assumono, peraltro, un grande rischio, poiché il loro guadagno non è certo – ha aggiunto Ivo Allegro, consulente della Asl  per gli aspetti economico-finanziari del progetto di realizzazione del nuovo ospedale – e non è certo perché, nel momento in cui si contrattualizza l’accordo sui livelli di qualità che devono avere i vari servizi dati in concessione (peraltro ad un unico soggetto, evitando così l’onere in capo alla Asl del coordinamento di cui sopra), se il privato gestore non raggiunge il livello richiesto, non viene remunerato. In questo modo si può essere sicuri che il livello di qualità dei servizi no-core sia sempre elevato. Con il partenariato pubblico-privato,inoltre, i tempi di realizzazione della struttura ospedaliera si riducono a 3/5 anni al massimo e tutti i rischi connessi all’operazione si ripartiscono tra pubblico e privato che, secondo quanto previsto dalle norme, deve intervenire con una cifra pari almeno al 50% dell’intero costo di realizzazione”.

Riferendosi poi a quanto sostenuto alcuni giorni fa dai comitati di quartiere e dal deputato Fabio Berardini Allegro ha poi aggiunto:  “Non è vero che la Corte dei Conti ha bocciato la formula del partenariato pubblico privato per la costruzione di strutture sanitarie, ma è intervenuta sanzionando esclusivamente progetti vecchi almeno di quindici anni e che facevano riferimento alle norme precedenti sul project financing. Ora la normativa si è evoluta, anche prevedendo maggiori garanzie per i soggetti pubblici che vi ricorrono”.

A questo riguardo, inoltre Di Giosia ha sottolinea come la Asl,  già dal 2017m, abbia  investito sulla formazione specifica del personale individuato nel gruppo di lavoro che deve valutare la fattibilità dei progetti che provengono dai privati.  “Un gruppo che conta molte competenze, da quelle ingegneristiche a quelle economico-finanziarie, da quelle mediche a quelle giuridiche – ha detto – coadiuvato anche da consulenti esterni di comprovata esperienza.

Il direttore della Asl, che ha annunciato anche la volontà di dotare il nuovo ospedale anche di un pronto soccorso pediatrico e la neuropsichiatria infantile,  è intervenuto infine anche sulla localizzazione del nuovo presidio. “L’area di Villa Mosca è  già satura di edifici e infrastrutture e  ha anche una viabilità difficoltosa e certamente non adatta ad un edificio che dovrà ospitare 600 posti letto – ha dichiarato – inoltre, abbiamo già un progetto di riqualificazione per il vecchio ospedale che non rimarrà abbandonato, ma diventerà un grande presidio territoriale, con servizi di riabilitazione, Rsa e tutto quello che, così come ci ha insegnato l’esperienza del Covid, non deve far riferimento all’ospedale ma, anzi, ne deve essere ben distinto”.

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