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Pineto, bambino morto mentre giocava a pallone: assolto medico del 118

Pineto, bambino morto mentre giocava a pallone: assolto medico del 118

PINETO, 1 febbraio – A due anni e mezzo dalla morte di Marco Calabretta, il bimbo di nove anni di Pineto, stroncato sul campo di calcio da una fibrillazione ventricolare, per il medico del 118 Darush Barhi, finito a processo con l’accusa di omicidio colposo, arriva l’assoluzione con la formula “perché il fatto non sussiste”.

A pronunciare la sentenza, al termine del rito abbreviato condizionato nel corso del quale erano stati ascoltati diversi testimoni (un autista infermiere citato dalla difesa del medico e i due allenatori presenti sul campo di calcio, oltre che il cardiologo consulente della pubblica accusa, ascoltati su richiesta dello stesso giudice), il gup Domenico Canosa.

Marco Calabretta era morto il 25 settembre del 2015 per una fibrillazione ventricolare, causata secondo l’autopsia da una malformazione congenita.

Una morte per la quale il medico del 118 Darush Barhi, che soccorse il piccolo, era finito a processo su imputazione coatta con la contestazione del mancato utilizzo del defibrillatore.

Al momento della tragedia il piccolo Marco stava giocando sul campo di calcio di Pineto insieme ai suoi compagni di squadra, quando avvertì un malore accasciandosi a terra. All’epoca la Procura aveva inizialmente iscritto nel registro degli indagati sia il professionista che aveva rilasciato il certificato di idoneità sportiva che il medico del 118, chiedendo successivamente l’ archiviazione per entrambi.

Secondo la perizia disposta all’ epoca dal pm, infatti, la patologia di cui soffriva il bambino poteva essere diagnosticata, solo con un ecocardiogramma, esame non previsto in caso di rilascio di certificato di idoneità sportiva per attività non agonistica. Da qui la richiesta di archiviazione per il medico che gli aveva rilasciato il certificato, che aveva regolarmente eseguito l’elettrocardiogramma previsto dalla normativa.

Per quanto riguarda invece il medico del 118, la Procura aveva inizialmente ipotizzato un’omissione per non aver utilizzato, al momento dei soccorsi, il defibrillatore presente sull’ambulanza.  Successivamente per lo stesso medico era stata richiesta l’archiviazione, sempre sulla scorta della perizia rimessa dai consulenti della Procura per i quali l’uso del defibrillatore avrebbe potuto salvare la vita del bimbo solo se usato entro un determinato lasso di tempo.

Nel corso del rito abbreviato erano stati ascoltati dal gup alcuni testimoni tra cui un autista infermiere che si trovava sulla prima ambulanza, e che aveva sostenuto l’utilizzo nell’immediatezza del defibrillatore, che però non sarebbe partito.

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