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Teramo, Università: in vista della scadenza del mandato D’Amico traccia l’ultimo bilancio

Teramo, Università: in vista della scadenza del mandato D’Amico traccia l’ultimo bilancio

TERAMO, 1 dicembre – Ad ottobre il suo mandato come Rettore scadrà. Ma il suo entusiasmo e la sua voglia di lavorare fino all’ultimo giorno, forte dei tanti successi ottenuti, sembra restare immutato. Nella tradizionale conferenza stampa di fine anno il Rettore Luciano D’Amico traccia quello che si può considerare a tutti li effetti come il suo ultimo bilancio. Un bilancio che conta tra gli obiettivi raggiunti l’accreditamento pieno da parte del Miur e il bando di 22 milioni di euro, firmato proprio questa mattina a margine della conferenza stampa, per il raddoppio del polo scientifico.Ventidue milioni di euro, che rappresentano solo la prima tranche dei 100 milioni destinati ad arrivare in città con l’attuazione del Masterplan della Regione Abruzzo.

“In questi anni l’Università di Teramo si è aperta al mondo – ha detto D’Amico – ed oggi è pronta ad accogliere nuove sfide, in grado di competere sulla ricerca. Tutti gli indicatori sono in crescita, dagli iscritti ai laureati, all’occupabilità. Ma il risultato principale che abbiamo raggiunto credo sia quello che è stato il principio ispiratore di tutto il mio mandato: un’università che ha fatto proprio il principio del non avere paura, non avere paura del cambiamento, non avere paura di essere generosi” nei confronti del territorio, degli studenti”.

Tra gli obiettivi dei prossimi mesi quella di lavorare, insieme al nuovo Vescovo e all’Adsu per trasformare il seminario diocesano in una struttura d’accoglienza per gli studenti del terzo mondo.

Infine, un solo rammarico, quello relativo alla mancata realizzazione della cabinovia a causa di una politica sorda alle esigenze del territorio:

“Resta una ferita aperta – ha detto il Rettore – per la città avrebbe rappresentato un valore aggiunto senza alcun costo. Nonostante l’impegno di Brucchi, che ha cercato di mediare, alcuni ‘capi bastone’ si sono opposti in nome di una ‘lesa maestà”.

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