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Uccise la compagna di botte, arrestato a Pescara

Uccise la compagna di botte, arrestato a Pescara

PESCARA, 29 novembre – Ha ammazzato di botte la compagna, tentando di far passare la morte come una disgrazia: Gelu Cherciu, 67enne, di origine rumena,  è stato arrestato per il reato di maltrattamenti in famiglia aggravati dall’evento morte.

I fatti risalgono al 30 maggio scorso. Intorno alle 18 l’uomo chiamò le forze dell’ordine spiegando, in maniera abbastanza confusa che la compagna era morta in casa.

La donna, 53 anni, anche lei di origine romena, fu trovata a terra, supina, di fronte al portone di casa, con numerose ecchimosi in diverse parti del corpo. Lui continuava ad essere confuso ed evidentemente sotto l’effetto dell’alcol, tanto da non saper offrire una ricostruzione lineare di quanto accaduto.

Gli esami al pronto soccorso confermarono lo stato di ubriachezza dell’uomo che continuò a rendere agli investigatori dichiarazioni contraddittorie.

L’autopsia effettuata dal medico legale Christian D’Ovidio riuscì a fornire un primo quadro della situazione sul quale gli investigatori iniziarono a innestare le testimonianze dei familiari della donna e i numerosi amici che raccontarono del comportamento violento dell’uomo, che umiliava costantemente la sua compagna con affermazioni pesanti e spesso la picchiava.

I familiari, in particolare, hanno riferito di aver visto in più circostanze la donna con evidenti lividi ed  ecchimosi su diverse parti del corpo e, solo dopo pressanti richieste di spiegazioni, lei aveva confessato di essere stata picchiata dal convivente.

A quel punto si è deciso di sottoporre a intercettazione il telefono del romeno: ad amici e conoscenti che chiedevano cosa fosse accaduto lui ripeteva la stessa versione confusa raccontata agli inquirenti, modificando a volte piccoli particolari.

Poi, dopo essere stato chiamato per la notifica di un atto, Cherciu chiamò un amico e, usando un tono beffardo e sprezzante, dopo avergli raccontato dell’incontro avuto con le forze dell’ordine disse: “Non mi hanno chiuso, stupidi del cavolo!”, riferendosi evidentemente al fatto che non era stato arrestato perché non erano riusciti a smascherarlo.

La relazione finale del medico legale ha poi messo la parola finale: la donna è morta per il perforamento di un polmone, provocato dalla rottura di una costola, molte ore prima che il compagno avvisasse le forze dell’ordine.

Ecchimosi e lividi, poi, erano state provocate da ripetuti pestaggi e non da un unico evento traumatico.

L’uomo è ora rinchiuso in carcere.

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