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Appalti post-terremoto a Bussi e Bugnara, accertamento medico legale per l’imputato Piccotti

Appalti post-terremoto a Bussi e Bugnara, accertamento medico legale per l’imputato Piccotti

PESCARA, 10 gennaio – Disposto un accertamento medico legale per Giampiero Piccotti, l’ex colonnello dell’esercito imputato nel processo, con giudizio immediato, sui presunti appalti per la ricostruzione pilotati nei comuni di Bussi e Bugnara. Il suo legale, oggi in aula, ha presentato un certificato che attesta le gravi condizioni di salute dell’imputato e il presidente del tribunale collegiale di Pescara, Maria Michela Di Fine, su richiesta del pm Anna Rita Mantini, ha disposto l’accertamento.

Il perito incaricato, Ildo Polidoro, avrà 60 giorni di tempo per appurare “la possibile durata dell’impedimento di Piccotti”, che non è riportata nel certificato depositato ieri dal suo legale. Inoltre avrà il compito di verificare “se le patologie di cui è affetto l’imputato possano costituire incapacità di partecipare al giudizio, con connesso accertamento della reversibilità o meno di tale condizione se sussistente”.

Il rinvio, al prossimo 27 marzo, in ogni caso non inciderà sui tempi della prescrizione. Alla luce dei risultati della perizia, i giudici dovranno decidere se stralciare la posizione di Piccotti, che assume un rilievo centrale nell’ambito del processo.

Gli imputati, accusati a vario titolo di associazione a delinquere, corruzione, concussione, turbativa d’asta, falso in atto pubblico e induzione indebita a dare o promettere, sono in tutto una quindicina. Tra loro gli imprenditori umbri Stefano Roscini e Angelo Riccardini, l’ex capo dell’Ufficio per la ricostruzione numero 5 di Bussi Angelo Melchiorre e l’architetto Emilio Di Carlo.

Secondo l’accusa sono “evidenti” le prove dell’esistenza di una presunta “associazione a delinquere”, finalizzata a pilotare gli appalti della ricostruzione privata del dopo terremoto a Bussi e Bugnara. A giudizio della Procura pescarese, le testimonianze raccolte, le acquisizioni di documenti, le intercettazioni telefoniche e soprattutto la confessione di un imprenditore sui pranzi delle tangenti, dimostrerebbero le responsabilità degli indagati nella “spartizione” degli aggregati dei lavori.

 

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