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Arresti per inquinamento: l’arsenico ha avvelenato il mare abruzzese

Arresti per inquinamento: l’arsenico ha avvelenato il mare abruzzese

PESCARA, 20 ottobre – Sull’inquinamento che ha avvelenato l’estate dei pescaresi  da oggi si apre un’altra partita. L’inchiesta del Corpo forestale che ha portato alla luce lo sversamento di liquami nel fiume Pescara da parte del Consorzio di bonifica Centro di Chieti è

“una delle risposte, ahimè tristemente banali, sui motivi dell’inquinamento del mare abruzzese e del mancato rispetto dell’ambiente che ci circonda”.

David Mancini, sostituto procuratore antimafia, riconduce direttamente la polemica, ancora in corso,  alle cause. Nel fiume, secondo quanto appurato dalle indagini, il Consorzio di bonifica Centro di Chieti ha consapevolmente scaricato l’arsenico utilizzato per la depurazione dei fanghi, sforando di dodici volte quanto consentito.

“Di fronte all’arsenico messo nel fiume bisognava intervenire per la tutela dell’incolumità pubblica e dell’ambiente – ha affermato il sostituto procuratore della direzione nazionale antimafia Antonio Laudati – questo è un tipo di reati per cui c’è bisogno di una particolare sensibilità delle strutture pubbliche: sono reati vaghi, senza facce di vittime, ma che colpiscono un numero indeterminato di persone. E così ci ritroviamo mare inquinato, persone avvelenate, pesci ammazzati e ambiente distrutto”.

Soddisfazione anche da parte di Legambiente che sottolinea come quelli di oggi siano i primi arresti effettuati con la nuova legge del delitto di inquinamento nel codice penale:

“Solo nei primi 8 mesi monitorati, nell’arco temporale compreso tra il 1 giugno 2015 e il 31 gennaio 2016, – ha detto il direttore generale di Legambiente Stefano Ciafani – grazie al contributo di tutte le forze dell’ordine sono stati accertati 118 casi di inquinamento ambientale (con la denuncia di 156 persone e 50 sequestri, per un valore di oltre 10 milioni di euro) e 30 di disastro ambientale (con la denuncia di 45 soggetti), che sono due dei più importanti delitti introdotti”.

Secondo il dossier Ecomafia 2016 di Legambiente, l’Abruzzo è tra le regioni più colpite dall’illegalità nel ciclo dei rifiuti, con un trend in costante e preoccupante crescita.

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