TERAMO, 10 maggio – Dopo la paura le polemiche. Polemiche rinfocolate dalle associazioni ambientaliste, che da decenni denunciano inascoltate la fragilità del “sistema Gran Sasso” e che dopo gli ultimi avvenimenti hanno deciso di istituire un “Osservatorio indipendente” sull’acqua a cui invitano ad unirsi tutte le varie associazioni e gli stessi cittadini.

Ad invitare la popolazione a “riprendere gli spazi di confronto necessari” Wwf, Legambiente, Mountain Wilderness e Arci.

“Dopo circa 12 ore da incubo, questa mattina è arrivata la comunicazione della Prefettura che l’emergenza idrica nel teramano sarebbe rientrata.Le nuove analisi rileverebbero dati conformi alla normativa vigente.L’auspicato superamento dell’emergenza, da chiarire con dati alla mano, però non fa venire meno i problemi che permangono e che sono gli stessi evidenziati 15 anni fa – scrivono le associazioni -L’approvvigionamento idrico di metà degli abruzzesi dipende dalla falda del Gran Sasso che è a contatto con due fonti potenzialmente inquinanti: i Laboratori dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e le gallerie autostradali A24. Per la messa in sicurezza di questo sistema fu anche nominato un commissario che ha avuto a disposizione milioni di euro che evidentemente però non sono stati sufficienti”.

Da qui la necessità di ripartire con un confronto serie e concreto, per evitare il ripetersi di episodi di inquinamento.

“Nel 2002 fu la società civile a far emergere i problemi del Gran Sasso, ma fu poi messa da parte da una gestione commissariale che non lasciò spazio a nessun tipo di partecipazione e dal disinteresse della classe politica e amministrativa che si dimenticò del problema. I risultati sono sotto gli occhi di tutti – continuano le associazioni – Ora si tratta di riprendere gli spazi di confronto necessari. Auspichiamo che si possa creare un movimento partecipato a partire dal territorio teramano e invitiamo le altre associazioni e i cittadini ad aderire ad un “Osservatorio indipendente sull’acqua del Gran Sasso d’Italia”.

Due gli obiettivi da raggiungere, secondo le associazioni, con l’osservatorio: il primo è quello di ottenere tutte le informazioni con i relativi dati dei prelievi effettuati in questo periodo di crisi, nella convinzione che la massima trasparenza su quanto è accaduto, oltre ad essere prevista dalla legge, rappresenti “l’unica strada per restituire ai cittadini la fiducia verso gli enti di gestione e quelli di vigilanza”; il secondo è la convocazione,  già nella prossima settimana,  di un incontro cittadino per un confronto pubblico con tutti gli enti competenti per comprendere cosa è effettivamente successo nella giornata di ieri, qual è il grado di sicurezza del sistema di approvvigionamento idrico dal Gran Sasso e cosa deve essere fatto nel concreto per migliorarlo.

“Tanti anni fa furono proprio le associazioni ambientaliste insieme alle altre associazioni della società civile ad avviare e portare avanti la battaglia per la difesa dell’acqua del Gran Sasso contro il terzo traforo e l’ampliamento dei Laboratori dell’Infn – concludono gli ambientalisti – ora si tratta di ricreare quel movimento ampio e trasversale per garantire nuovamente la sicurezza della nostra e delle generazioni future”.