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Esperimento Sox, il Forum H20: “Gli enti coinvolti ritirino le autorizzazioni”

Esperimento Sox, il Forum H20: “Gli enti coinvolti ritirino le autorizzazioni”

PESCARA, 24 novembre – I laboratori avrebbero omesso di comunicare ai Ministeri e all’Ispra l’esistenza di captazioni idropotabili che avrebbero reso incompatibile, secondo il testo unico ambientale, l’esperimento Sox. A denunciare l’irregolarità Augusto De Sanctis, del Forum H2O, che questa mattina a Pescara è tornato sul contestato esperimento per evidenziarne, ancora una volta, le principali criticità. Almeno per gli ambientalisti, che promettono di continuare la loro battaglia per bloccare Sox.

“Dalla documentazione che siamo riusciti ad acquisire è emerso che l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare del Gran Sasso omise di comunicare ai ministeri e all’Ispra l’esistenza di captazioni idropotabili che avrebbero reso incompatibile l’esperimento Sox sulla base dei divieti dell’articolo 94 del Testo Unico dell’Ambiente – dichiara De Sanctis – Chiediamo dunque a tutti gli enti coinvolti di ritirare, in autotutela, le relative autorizzazioni  e di eliminare le 2.300 tonnellate di sostanze pericolose già presenti in due esperimenti, ovvero le 1.200 tonnellate di trimetilbenzene relative all’esperimento Borexino e le 1.000 tonnellate di acqua ragia utilizzate nell’esperimento Lvd”.

In particolare, per quanto riguarda Sox, le omissioni dell’Infn sarebbero state diverse, almeno secondo quanto dichiara De Sanctis:

“Oltre a non dichiarare nella documentazione l’esistenza delle captazioni d’acqua, che servono migliaia di persone e che sono attive una all’interno e l’altra poco fuori dai laboratori, ha omesso di comunicare che l’area si trova in un Parco Nazionale, è Sito di Interesse Comunitario e Zona di Protezione Speciale e che i laboratori del Gran Sasso sono tra i 26 siti abruzzesi classificati come Impianti a Rischio Rilevante”.

Poi il focus sui rischi legati all’esperimento, a partire da quello sismico “legato alla presenza di tre crateri sul Gran Sasso e affrontato con verifiche limitate all’effetto scuotimento e non agli effetti di una dislocazione sismica, che per intendersi è il caso dello scalino sulla faglia del Monte Vettore“.

Nonostante le rassicurazioni degli esperti, inoltre,  De Sanctis evidenza ulteriori rischi legati “alla possibilità di apertura dello schermo del cilindro di tungsteno, all’interno del quale è contenuta la piccola capsula in cui si trova il Cerio144, dalla quale filtrano enormi quantità di radiazioni gamma” esprimendo dubbi anche  sui risultati delle prove di caduta del cilindro e sulle certificazioni fornite al riguardo e denunciando una “sottovalutazione del rischio incidente da effetto domino e da fattore umano”.

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