Pescara
Stai leggendo
Hotel Rigopiano, i punti caldi dell’inchiesta e le parole del procuratore Tedeschini

Hotel Rigopiano, i punti caldi dell’inchiesta e le parole del procuratore Tedeschini

PESCARA, 23 gennaio – Un unico fascicolo per due ambiti di inchiesta distinti, quello relativo al disastro colposo e quello riferito all’omicidio plurimo colposo. Bisognerà accertare se l’Hotel Rigopiano potesse sorgere in quell’area, perché la struttura sia rimasta aperta nonostante il rischio valanghe risultasse elevato, chi avrebbe dovuto intervenire e quando per pulire la strada, e come mai le richieste d’aiuto inviate dall’albergo non abbiano ricevuto dei riscontri tempestivi. Un quadro particolarmente complesso e articolato che, come spiegato oggi pomeriggio in conferenza stampa a Pescara dal procuratore aggiunto Cristina Tedeschini, potrebbe anche produrre uno spacchettamento dell’inchiesta. Al momento non ci sono indagati, anche perché sono già stati effettuati alcuni atti irripetibili, come le autopsie, che avrebbero implicato l’invio delle notifiche agli eventuali soggetti coinvolti nelle indagini.

RITARDI NEI SOCCORSI

“Tutta la comunicazione telefonica, via e-mail, tramite Whatsapp e di persona è oggetto dell’indagine ed è importante per ricostruire la vicenda – spiega Tedeschini -. Alcune interlocuzioni hanno subito delle interferenze, ma non tutte le interferenze hanno prodotto dei ritardi rilevanti sul piano causale. In particolare tutta la comunicazione avvenuta nel post-valanga – rimarca il procuratore aggiunto – non ha prodotto ritardi epocali, anche considerando la tempistica che, come tutti abbiamo visto nelle ore successive, è stata necessaria per arrivare a Rigopiano”.

Alcuni fraintendimenti hanno origine nella tarda mattinata, prima che la valanga abbia investito la struttura alberghiera. Alle 13.57 del 18 gennaio, poche ore prima del disastro, l’amministratore unico dell’Hotel Rigopiano, Bruno Di Tommaso, invia un messaggio al Prefetto di Pescara, al presidente della Provincia, alla polizia provinciale e al sindaco di Farindola: segnala che la situazione, dopo le scosse sismiche e le intense nevicate del mattino, sta diventando preoccupante e chiede  di predisporre un intervento. In quel momento i clienti dell’hotel sono a pranzo e Di Tommaso non è con loro, anche se nel testo dell’e-mail non specifica di non essere a Rigopiano. Alle 14, nel frattempo, la sorella del proprietario Roberto Del Rosso incontra il presidente della Provincia, Antonio Di Marco, e viene rassicurata sul fatto che entro la sera sarebbe andata una turbina a liberare la strada. Alle 17.08 parte la prima chiamata di Giampiero Parete dall’Hotel Rigopiano: viene agganciata da un operatore del 118 di Chieti, che chiede a Parete di attendere in linea, ma la linea cade immediatamente. Da questo momento inizia quella che Tedeschini definisce “la fase post-valanga”. Tra le 17.08 e le 18.20 Parete riesce a contattare il 113 e lancia l’allarme: in questo stesso arco di tempo, presumibilmente dalla sala operativa della Provincia, chiamano Di Tommaso per sapere se è vero che si è verificata una valanga. Di Tommaso smentisce, ma non si trova a Rigopiano ed è invece verosimile che chi parla con Di Tommaso pensi che l’amministratore dell’hotel si trovi nella struttura. Questo spiegherebbe come mai neanche Quintino Marcella, che dopo le 18.20 chiama più volte il 113 e il 118, venga inizialmente preso sul serio. Solo più tardi, intorno alle 20, Marcella viene creduto e si mette in moto la macchina dei soccorsi.

LA RICERCA DELLA TURBINA

La Provincia di Pescara è informata fin dalle 7 del mattino, di mercoledì 18 gennaio, che per raggiungere l’Hotel Rigopiano è necessaria una turbina  ”A Rigopiano non si va”, viene riferito da un dirigente nella sala operativa. Gli spazzaneve erano al lavoro dalle 3 del mattino e si erano dovuti fermare ad un bivio che porta all’hotel. A quel punto scatta la ricerca della turbina. All’una sembra che ne venga rintracciata nell’Aquilano, ma sarebbero occorse ore per portarla in zona. Nel frattempo un operatore della Provincia riceve pressanti richieste d’intervento dall’Hotel Rigopiano: l’Unimog dell’ente è rotto dal 7 gennaio e l’operatore della Provincia si attiva per reperire due mezzi dell’Anas, che tuttavia saranno liberi solo in tarda serata. Tutti questi passaggi sono al vaglio degli inquirenti, che tuttavia mantengono il massimo riserbo al riguardo.

“All’inchiesta – spiega Tedeschini – spetterà il compito di chiarire come mai Rigopiano sia diventata una priorità soltanto dopo la valanga”.

LA SOTTOVALUTAZIONE DEL RISCHIO VALANGA

Una priorità che peraltro avrebbe potuto essere trattata come tale sulla base del bollettino di Meteomont, che il 18 gennaio indicava un rischio valanga 4 in una scala da 0 a 5.  Tedeschini dice anche di più:

“A me personalmente, sulla base di quanto indicato dal servizio Meteomont, risulta che il rischio valanga fosse elevato già da 3 o 4 giorni prima, ma ho dei validissimi collaboratori della polizia giudiziaria che stanno preparando delle relazioni tecniche più approfondite”.

Occorrerà dunque comprendere se l’hotel quel giorno potesse essere aperto, nonostante il rischio valanghe elevato, e nel caso chi avrebbe avuto il compito di imporre la chiusura della struttura o comunque di mettere in sicurezza gli ospiti dell’albergo.

EDIFICABILITA’ E PIANO VALANGHE

“La valutazione se l’albergo potesse stare o non stare lì farà parte dell’inchiesta, ci sarà sicuramente una risposta da parte della Procura – fa sapere il procuratore aggiunto -. Tutto il materiale documentale che rappresenta l’organizzazione della problematica valanghe, a partire dalla legge regionale della Regione Abruzzo e dagli organi che istituisce, con i presidi tecnici che interessa, con le autorità che individua, con la società che ha redatto l’unico atto organizzato di censimento valanghe che per il momento i miei investigatori sono riusciti a reperire, sarà acquisito agli atti”.

Una risposta importante, anche alla luce della denuncia formulata dal Forum H2o nelle ultime ore, in base alla quale il resort sarebbe stato costruito sopra colate e accumuli di detriti preesistenti, compresi quelli da valanghe.  La stessa Tedeschini ha detto di seguire con interesse gli spunti forniti dalla stampa e di essere a conoscenza dei contenuti della denuncia dell’associazione. Il Forum H2o ha citato la mappa Geomorfologica dei bacini idrografici della Regione Abruzzo del 1991, ripresa e confermata nel 2007 dalla mappa del Piano di Assetto Idrogeologico della Giunta Regionale, per evidenziare come il resort in realtà sia stato costruito su resti di passati eventi di distacco, provenienti dal canalone sovrastante la montagna. L’associazione tira in ballo anche la Regione, poichè “l’esistenza di una mappa conoscitiva non si è tradotta in una mappa del rischio valanghe, che era prevista dalla legge 4 del 1992. La legge prevede per le aree a rischio, accertate o potenziali, l’inedificabilità, e per le strutture esistenti il divieto di uso invernale – prosegue l’associazione -. Non è stato fatto un Piano Valanghe, ma in ogni caso nel percorso di ristrutturazione dell’hotel si doveva evidenziare il contesto di rischio e agire di conseguenza”.

 

Mi sento...
Felice
0%
Orgoglioso
0%
Euforico
0%
Ok
0%
Triste
29%
Arrabbiato
71%