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Povertà a Pescara: più di tremila persone si sono rivolte alla Caritas. In maggioranza italiani

Povertà a Pescara: più di tremila persone si sono rivolte alla Caritas. In maggioranza italiani

PESCARA, 18 ottobre – Sono 3482 le persone che, nel corso del 2015, si sono rivolte per una richiesta di aiuto, alla Caritas diocesana di Pescara. 2329 gli accolti. Dati di un mondo non più tanto sommerso che fatica a trovare una sua collocazione nella società. I dati sulla povertà di Pescara si discostano, in maniera per certi versi anche sensibile, da quelli nazionali.

Il Rapporto 2016 sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia è stato pubblicato ieri  da Caritas Italiana (www.caritas.it). E per la prima volta in Italia la povertà assoluta, che ha raggiunto i picchi più alti degli ultimi dieci anni, colpisce maggiormente giovani in cerca di lavoro e adulti rimasti senza impiego. Tra i 4,6 milioni di poveri assoluti il 10,2% sono nella fascia d’età tra i 18 e i 34 anni.

“Un dato che colpisce particolarmente – afferma don Marco Pagniello, direttore della Caritas diocesana Pescara-Penne – ma che si discosta dal trend della nostra diocesi che vede la fascia 35-54 anni come la più incontrata presso il Centro d’Ascolto”.

In contemporanea all’uscita dei dati nazionali, infatti, sono pubblici anche quelli relativi al territorio diocesano che raccontano come la povertà, oggi, sia sempre più multiproblematica. Nel documento locale “Emmaus” si attesta, inoltre, una sostanziale parità tra uomini e donne che si rivolgono ai centri d’ascolto così come è un dato la presenza maggiore degli italiani rispetto agli stranieri.

“Nel corso dell’ultimo anno – continua il direttore Caritas – gli operatori dell’unità di strada si sono fatti prossimi ai senza dimora che raramente si rivolgono ai servizi sul territorio cristallizzando, numeri alla mano, una realtà fatta di dipendenze, alcolismo e accattonaggio”.

E di tanta, tantissima solitudine: spesso si parte dall’isolamento progressivo di chi resta senza lavoro, per arrivare all’annullamento totale del proprio ruolo sociale, all’essere un fantasma anche per quelli che un tempo erano familiari o amici.

I dati complessivi di tutti i Centri di Ascolto confermano la maggiore presenza di donne che, seppur di poche unita’, supera quella maschile, pari al 49,6%; al Centro di Ascolto Diocesano, invece, il numero di uomini è più elevato perche’ nel 2015 sono stati registrati allo stesso sportello anche tutti gli immigrati accolti all’interno del Centro di Accoglienza Straordinaria (C.A.S.) destinato a richiedenti protezione internazionale in Italia che, nel nostro caso – si legge nel rapporto – risultano essere solo di sesso maschile.

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