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Processo Mare-Monti, D’Alfonso e i Toto prescritti. Restano in piedi solo gli illeciti amministrativi

Processo Mare-Monti, D’Alfonso e i Toto prescritti. Restano in piedi solo gli illeciti amministrativi

PESCARA, 24 aprile 2017 – E alla fine, come ampiamente previsto, è arrivata la prescrizione. Il processo Mare-Monti, di fatto, si conclude qui: il presidente del tribunale collegiale di Pescara ha dichiarato il non doversi procedere nei confronti di Luciano D’Alfonso, Carlo Toto, Alfonso Toto e Paolo Toto, e di tutti gli altri imputati nell’ambito di un procedimento lumaca nato da un’inchiesta risalente al 2008. Restano in piedi soltanto gli illeciti amministrativi, che chiamano in causa le società e gli enti coinvolti.

Il processo, in corso nel tribunale collegiale di Pescara, verte essenzialmente sulla mancata realizzazione della Strada Statale 81 nell’area Vestina, la cosiddetta Mare-Monti, e sulla perizia di variante approvata dalla Provincia di Pescara, allora presieduta da D’Alfonso, che secondo l’accusa avrebbe favorito i Toto, permettendo loro di realizzare la strada, senza le necessarie autorizzazioni, all’interno della riserva naturale del lago di Penne.

L’inchiesta, risalente al 2008, vedeva l’attuale governatore abruzzese accusato di falso e truffa, per fatti riconducibili al suo incarico di presidente della Provincia, ricoperto tra il 1995 il 1999. In base all’impianto accusatorio, delineato dal pm Gennaro Varone, l’appalto per la realizzazione della strada Mare-Monti sarebbe stato stravolto con l’obiettivo di renderlo vantaggioso per l’impresa Toto Costruzioni Spa.

Gli altri imputati, che insieme a D’Alfonso e agli esponenti della famiglia Toto erano accusati, a vario titolo, di corruzione, truffa aggravata, falso ideologico e concussione, erano il progettista della strada, Carlo Strassil, il responsabile del procedimento ed ex provveditore alle opere pubbliche della Regione Toscana, Fabio De Santis, il commissario straordinario Valeria Olivieri, il membro del Cda della Toto Costruzioni, Cesare Ramadori, il direttore dei lavori, Paolo Lalli, il dirigente dell’Anas Michele Minenna e Angelo Di Ninno, funzionario incaricato dalla Provincia di Pescara di valutare l’incidenza ambientale della variante.

L’udienza è stata aggiornata al 30 maggio e alla ripresa del processo l’accusa punterà a dimostrare le responsabilità amministrative delle società e degli enti, ovvero Toto Costruzioni Spa, Anas e Provincia di Pescara.

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