Renzi al Fla non scalda i cuori: posti vuoti e applausi contenuti al Circus di Pescara /FOTOGALLERY-VIDEO
PESCARA, 10 novembre – Se la partecipazione di Renzi al Fla è il termometro del suo consenso, il presidente del Consiglio non ha di che essere troppo entusiasta. Nonostante l’imponente mobilitazione di forze, tra studenti delle scuole cooptati, manifesti e striscioni più o meno abusivi, ed sms “democratici” inviati a mezzo Abruzzo, nella sala del Circus di Pescara diverse poltrone rimangono vuote. Anche l’applausometro non si impenna: battute, imitazioni e strizzate d’occhio non scaldano il cuore dei presenti.
In platea, gongolanti, il governatore D’Alfonso, il sindaco Alessandrini e qualche altra vecchia conoscenza che proprio non vuole saperne di mollare, da Enzo Cantagallo ad Alfredo Castiglione. Sul palco Luca Sofri mette a suo agio il premier, senza mai condurlo su terreni che potrebbero risultare scivolosi. Per sfilarsi dalle accuse di strumentalizzazione, si decide di non parlare della riforma. Ma l’impegno viene tradito. Che poi in realtà Renzi potrebbe ragionare anche di ingegneria idraulica e sarebbe comunque uno spot elettorale.
Alla prima domanda su come trovi l’Abruzzo, il presidente del Consiglio risponde con l’imitazione di Berlusconi: “L’Abruzzo è la regione che amo”. Si guadagna qualche risata e diversi applausi.
Poi si fa serio e spiega:
“Io non ero abituato a vivere con la scorta e quando vengo a Pescara o a Chieti o a L’Aquila non posso dire se quello che vedo è uguale a quello che vedevo prima, perchè osservo tutto da dietro un vetro blindato”.
Si sofferma in particolare su L’Aquila:
“Sono stato varie volte a L’Aquila e mi permetto di osservare che noi non abbiamo mai polemizzato con chi c’era prima, però quando siamo arrivati abbiamo messo i soldi e la ricostruzione è ripartita”.
Non poteva mancare la benedizione per il presidente D’Alfonso, che oggi lo ha accompagnato in lungo e largo per la città di Pescara, regalandogli l’ennesimo bagno di folla.
“Ha firmato oggi un masterplan che è diviso in 77 patti separati con soggetti attuatori. Mi sembra un ottimo metodo, nella logica della responsabilità e dell’accountability”.
Renzi poi riserva qualche frecciata a chi lo critica accusandolo di non essere mai stato eletto.
“Me lo dice gente che ha preso 149 voti sui blog, quando io ho preso 300mila voti da presidente della Provincia, 2 milioni di voti quando ho vinto le primarie e 11 milioni di voti alle europee. In ogni caso non capisco se queste persone hanno mai letto la Costituzione o se invece l’hanno ricevuta in una e-mail che non hanno aperto”.
Sull’elezione di Trump preferisce mantenere un assetto istituzionale:
“E’ il nuovo presidente degli Stati Uniti, il Paese al quale siamo più legati. La democrazia funziona così, vince chi ha un voto in più, anche se probabilmente un anno fa nessuno avrebbe scommesso un centesimo su questo risultato elettorale”.
Subito dopo Renzi tradisce l’impegno assunto in apertura con Sofri e anche se solo incidentalmente parla del referendum:
“Ho sempre detto che non si può essere solo contro qualcuno e quando ho detto che non correvo contro Berlusconi sono stato giudicato un eretico, perchè c’è stato un momento in cui la sinistra non era unita dalla difesa del lavoro, da un’idea di innovazione o dalla tutela del ceto medio, ma solo dall’essere contro Berlusconi. Ciò che è certo è che sul referendum chi è per il Sì ha un’idea di Paese, magari sbagliata, ma ha un’idea di Paese, mentre chi è per il No è soltanto contro, come dimostra uno schieramento che ha compiuto il miracolo di mettere insieme Berlusconi e Magistratura Democratica, D’Alema e Grillo”.
Subito dopo Renzi compie il mea culpa.
“Scusate, si era detto di non parlare del referendum, ma è complicato, è un po’ come giocare a taboo”.
Si parla di Obama e Renzi si abbandona ad un atto di amore incondizionato.
“E’ stato un piacere ed un onore, per me, lavorare insieme a lui. Per me è un gigante della politica ed è sempre stato una fonte di ispirazione, e anche quando abbiamo avuto divergenze di vedute, che non sono affiorate sui media, ha sempre mantenuto una dimensione umana di grande rispetto”.
Il resto è passerella, tra riflessioni sulla lettura e sui social network:
“Purtroppo non ho più tempo di leggere molti libri, specie i romanzi, ma solo saggi su argomenti specifici, che mi servono per documentarmi. A livello politico i social network stanno diventando un ostacolo, dei diffusori di odio, tra fakes e troll che rilanciano il desiderio di distruggere l’altro”.
Si chiude con strette di mano e selfie ad uso e consumo di decine di fan assiepati sotto il palco. Renzi appare stanco e provato, ma non si risparmia. Ha scommesso tutto su questa campagna referendaria e prova a giocarsela fino in fondo.