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Ronci sul Def della Regione: “Economia abruzzese ancora in crisi”

Ronci sul Def della Regione: “Economia abruzzese ancora in crisi”

L’AQUILA, 3 novembre – L’economia abruzzese versa ancora in uno stato di profonda crisi. Almeno secondo l’economista abruzzese Aldo Ronci che intervenendo in merito al documento economico-finanziario della Regione Abruzzo, approvato ad ottobre, contesta buona parte dei dati di partenza smorzando gli entusiasmi della politica locale dopo la presentazione del rapporto congiunturale di Bankitalia.

“Nonostante il buon andamento delle esportazioni dovuto ai mezzi di trasporto della Val di Sangro e nonostante l’incremento della produzione ottenuto dalle imprese manifatturiere con almeno 10 addetti, nel 2016 il pil abruzzese ha subito una flessione (-0,2%) a fronte di un incremento nazionale (+0,9%) – scrive Ronci in una nota – Lo stesso discorso vale per gli ultimi tre anni (2014-2016): nonostante i buoni risultati ottenuti dalle esportazioni dei mezzi di trasporto della Val di Sangro e dalla produzione delle imprese manifatturiere con almeno 10 addetti, il Pil abruzzese ha registrato un incremento di appena lo 0,5% pari ad un quarto di quello Italiano (+1,8%) ed è cresciuto meno anche del Mezzogiorno (+0,8%). Più in generale i dati sopra esposti confermano lo stato di crisi in cui versa l’economia abruzzese caratterizzata da due dinamiche una abbastanza positiva, quella delle medie e grandi imprese, e l’altra sofferente, quella delle piccole e micro imprese soprattutto artigiane”.

L’occasione, per Ronci, di intervenire sulla situazione economica abruzzese arriva dall’approvazione, lo scorso 27 ottobre, da parte della Giunta, del Defr, il documento di economia e finanza 2018-2020. Documento dove in relazione allo scenario macroeconomico si legge come “dopo il sostenuto incremento dell’anno precedente, nel 2016 il Pil dell’Abruzzo ha continuato a espandersi. Nonostante il graduale recupero, il prodotto risulta ancora inferiore di circa il 4% rispetto ai livelli del 2007, sebbene la contrazione sia meno pronunciata rispetto al dato medio nazionale“.

Valutazione che, scrive Ronci,  “è stata ripresa dal rapporto della Banca d’Italia del 23 giugno 2017 che faceva proprie le stime di Prometeia, a quel tempo già datate, che davano il Pil Abruzzese in lieve crescita“.

Al contrario, per l’economica, come si evince dai dati pubblicati dallo Svimez  il 28 luglio 2017, nel 2016 il Pil Abruzzese “ha subito una flessione dello 0,2% a fronte di una crescita media nazionale dello 0,9%, annotando il terzo peggior risultato tra le regioni Italiane e, cosa ancora più grave, il peggior risultato tra le regioni del Mezzogiorno“.

Ronci interviene anche sugli entusiasmi relativi alle esportazioni, sottolineando come nonostante nel 2016 le esportazioni abbiano registrato una crescita del 9,7%, di gran lunga superiore a quella nazionale che è stato dell’1,2%, sia pur vero come a rappresentare il 71% del totale sia l’export della provincia di Chieti rappresenta.

“Per cui, in buona sostanza, l’export abruzzese è completamente dipendente dall’ apporto che viene dalla provincia di Chieti e l’export teatino è a sua volta fortemente condizionato dall’automotive che rappresenta il 65% del totale della provincia e il 75% dell’ incremento – continua Ronci – Nel triennio 2014-2016 l’export abruzzese è cresciuto del 21,3% e quello italiano del 6,9%. Ma, anche in questo caso, l’export abruzzese è completamente dipendente dall’apporto che viene dalla Val di Sangro e dell’ automotive settore questo supportato da importanti multinazionali”.

Non va meglio, per l’economista, sul fronte degli occupati. Secondo Ronci, infatti, l’incremento di 6.000 occupati tra il 2016 e il 2015 , citato nel Defr, si riferisce al numero medio annuo mentre il riferimento andrebbe fatto ai dati puntuali. Dati che dimostrerebbero come nel caso di specie gli occupati sarebbero passati dai 485.000 del IV trimestre 2015 ai 482.000 del IV trimestre 2016 registrando un decremento di 3.000 unità.

“Nel IV trimestre 2016 il tasso di occupazione è stato del 55,7%, valore che rimane ancora più basso del 57,4% nazionale registrando uno spread negativo di 1,7 punti percentuali – continua l’economista –  Nel IV trimestre 2015 i disoccupati erano 71.000 e nel IV trimestre 2016 sono diventati 73.000 annotando un incremento di 2.000 unità. Nell’ultimo trimestre 2016 il tasso di disoccupazione si attestava al 13,1% a fronte del 12,2% nazionale. Negli ultimi tre anni gli occupati, che nel IV trimestre 2013 erano 497.000, diventano, nel IV trimestre 2016, 482.000 subendo un decremento di ben 15.000 unità. Il dato di 482.000 occupati del IV trimestre 2016 presenta comunque, rispetto al dato pre-crisi del IV trimestre 2007, un differenziale negativo di ben 26.000 unità. Nello stesso periodo i disoccupati si incrementano di 10.000 unità”.

Un altro discorso, poi, sempre secondo Ronci, andrebbe fatto sulle imprese attive:

“Le imprese attive al 31.12.15 erano 127.467 e al 31.12.16 diventano 127.063 subendo un decremento di 404 unità. In valori percentuali si registra un decremento dello 0,32% mentre quello italiano è stato appena dello 0,03%; il decremento abruzzese è stato 10 volte quello nazionale. Dal 2014 al 2016 l’Abruzzo ha perso 2.425 imprese passando dalle 129.488 del 31.12.2013 alle 127.063 del 31.12.2016. In termini percentuali, l’Abruzzo decresce dell’1,87%, valori pari a due volte e mezzo la decrescita media a livello nazionale (-0,77%)”.

Infine, anche sul fronte delle performance industriali, l’economista sottolinea come l’incremento della produzione del 4,6% per il 216, segnalato dal Cresa in relazione alle imprese manifatturiere abruzzesi con almeno 10 addetti, non sarebbe estensibile né all’intero settore delle imprese manifatturiere, poiché le imprese manifatturiere con almeno 10 addetti rappresentano appena il 13% del totale, né, a maggior ragione, al totale delle imprese poiché le imprese manifatturiere con almeno 10 addetti rappresentano appena l’1,2% del totale.

“Torno a sostenere che gli interventi in atto sulle infrastrutture, sugli incentivi per la concessione del credito, sull’abbassamento delle imposte, sulla semplificazione amministrativa, sulla realizzazione dei Poli di Innovazione e sulla creazione delle Reti d’impresa (azioni queste ultime due che interessano un numero molto limitato di imprese) sono tutti necessari ma non ancora sufficienti ad innescare processi di sviluppo del sistema produttivo abruzzese – conclude – Per cambiare passo bisogna aggiungere interventi ed iniziative indirizzati al miglioramento della competitività delle imprese (in particolare delle micro-imprese che rappresentano il 96% del totale delle imprese e impiegano il 56% degli occupati)”.

 

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