ATRI, 17 aprile – Secondo l’accusa, in otto occasioni,  avrebbe fatto risultare la sua presenza al lavoro mentre in realtà si sarebbe allontanato senza timbrare il badge. Ma in quattro di questi 8 giorni avrebbe successivamente corretto manualmente le false timbrature evitando così che l’ente gli erogasse le somme non dovute.  Almeno secondo l’accusa, che questa mattina, al termine dell’udienza preliminare davanti al giudice Roberto Veneziano, è costata ad un dirigente medico in forza al distretto sanitario di Atri il rinvio a giudizio per  per truffa, tentata truffa e false attestazioni o certificazioni.

L’inchiesta che ha visto finire a processo il medico era scattata un anno fa, dopo alcune segnalazioni giunte sul tavolo della Guardia di Finanza di Giulianova, con i fatti contestati dalla Procura che riguardavano un periodo compreso tra maggio e giugno del 2014. Inizialmente nel registro degli indagati erano state iscritte 11 persone, ma al termine delle indagini la Procura aveva chiesto il rinvio a giudizio solo per il dirigente medico e l’archiviazione per gli altri indagati (richiesta, quest’ultimo, accolta dal gup Mauro Pacifico che aveva così archiviato la posizione di amministrativi, tecnici ed operatori sanitari coinvolti nella vicenda).

In quei 10 casi, secondo l’accusa, i badge marcatempo sarebbero stati  utilizzati in modo sicuramente scorretto ma non sarebbero emerse prove certe di un danno economico per l’azienda sanitaria. Secondo il pm, infatti, “mancando elementi inconfutabili circa l’assenza dal servizio” degli allora indagati, “si deve ritenere, verosimilmente, sfruttassero l’azione dei colleghi solo per evitarsi il passaggio presso l’uscita”.