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Lanciano, truffa alla Honda Spa: cinque persone a giudizio

Lanciano, truffa alla Honda Spa: cinque persone a giudizio

LANCIANO, 29 ottobre – Cinque persone sono state rinviate a giudizio per la presunta truffa ai danni della Honda Italia Industrie Spa, da circa 10 milioni di euro, che sarebbe stata commessa tra il 2007 e il 2012. Due posizioni invece sono state stralciate e a giudizio del Gup Marina Valente non c’è stato il reato più grave, quello di associazione a delinquere finalizzate alla truffa.

A giudizio, davanti al tribunale di Lanciano, il al 5 febbraio prossimo andrà il principale imputato Silvio Di Lorenzo, ex vice presidente Honda Italia e direttore dello stabilimento Honda di Atessa, l’unico a rispondere anche di rivelazione di segreto d’ufficio sui dati aziendali. A giudizio, per una decina di truffe semplici, caduta l’associazione a delinquere, vanno anche i figli di Di Lorenzo, Matteo Romolo e Francesco, e i manager di note aziende dell’indotto Honda: Pietro Rosica e Gabriele Domenico Scazzi.

Per ragioni di salute stralciate le posizioni di Giovanna Piera Maesa, moglie di Di Lorenzo, e Antonio Di Francesco. i quali torneranno dinanzi ad altro gup il 10 dicembre. Con l’assoluzione dell’associazione a delinquere esce di scena dal procedimento l’imprenditore Isaia Di Carlo che rispondeva solo di questo reato. Complessivamente sono otto le persone coinvolte.

La Honda, parte civile, chiederà danni all’immagine per un milione di euro. Il risarcimento per la presunta truffa, pari a quasi 10 milioni di euro, viene invece avanzata nel procedimento in corso dinanzi al Tribunale delle Imprese dell’Aquila dove il caso è stato inizialmente denunciato, prima di giungere alla procura di Lanciano per il penale.

Secondo le accuse del pm Francesco Carusi, Di Lorenzo prospettava inesistenti necessità di strategie aziendali e governance, a volte da lui create, per dirigere l’esecuzione di beni e servizi, anche senza contratto, con società create che facevano capo a lui tramite prestanome. La Honda avrebbe subito rilevanti danni per fatture, anche gonfiate, che non dovevano essere spese, per far conseguire al gruppo ingiusti profitti aggirando le procedure. Di Lorenzo ha sempre smentito tali accuse.

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