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Le cinque note del Maestro

Le cinque note del Maestro

PESCARA, 19 febbraio – Ci voleva qualche ruga in più, per spianare il sorriso sul muso di un Delfino sfibrato. Ci voleva un diavolo di uomo, per far battere le ali ad una squadra che sembrava ormai solidamente assestata all’inferno.

Checché avvenga nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, non perdiamo tempo a cercare una risposta, perché forse non va bene nemmeno farsi delle domande. Il Boemo è tornato ed ha cambiato musica. Se davvero possa diventare una sinfonia ci sarà tutto il tempo per capirlo

Che sia un’occasione o l’inizio di un nuovo ciclo si vedrà solo all’arrivo, ma oggi il Pescara al di là dei singoli, al di là della squadra, ha dimostrato di avere una ricetta contro l’anemia. Una ricetta dal sorriso sghembo e dai modi sbrigativi che dicono ai giocatori “o dentro o fuori”, senza star lì a fare ricami o complimenti. Che poi, per dirla tutta, la ricetta è di due parole: Zdenek Zeman. Se sia capace di guarire un moribondo si vedrà.

Perché parlare di salvezza è quasi una bestemmia, ma all’inferno si può anche questo, bestemmiare mentre si spera. D’altra parte il paradiso è lontano e quello che è arrivato sulla scialuppa del Pescara ha in mano più il remo di Caronte che il passaporto del santo.

Però questo diavolo di uomo ha due pregi: non si vuole arrendere e investe ogni giorno nella sua ruvida fantasia. Che è un bel capitale nella banca virtuale del calcio vero.

Intanto ha ridotto in frantumi lo sgradevole incantesimo di Preziosi, dell’uomo che disse “non avete mai vinto sul campo”: restiamo amici (ma anche no …) e facciamo che cinque gol bastano per saldare il conto.

L’ultimo confronto di Zeman è quello con i tifosi, con gli ultrà che, a causa di tutto e nonostante lui, hanno lasciato la curva vuota a incorniciare il loro messaggio: “La vostra presenza, la nostra assenza”. La risposta oggi è una mano tesa, cinque dita per cinque gol.

Allora, l’incubo è spezzato. Per il resto, se quelle di oggi sono le prime note, ci sarà da ballare fino alla fine. E magari, quel giorno, bestemmiare non sarà più peccato.

 

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