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Omicidio Tizi a Martinsicuro: mancano i tabulati, slitta la sentenza del processo d’appello

Omicidio Tizi a Martinsicuro: mancano i tabulati, slitta la sentenza del processo d’appello

TERAMO, 11 ottobre – Mancano i tabulati telefonici del cellulare di uno degli imputati, richiesti dalla difesa come integrazione probatoria, e la sentenza del processo in corte d’appello per l’omicidio di Roberto Tizi a Martinsicuro slitta al prossimo 6 novembre.

A decidere il rinvio i giudici della  Corte d’assise d’appello dell’Aquila, che hanno sollecitato l’acquisizione dei tabulati.

Alla sbarra. per l’omicidio Tizi, ci sono Arjan Ziu, esecutore materiale del delitto e che in primo grado era stato condannato a 18 anni, il fratello Mikele e i figli di quest’ultimo Antonio e Rudy, che sempre in primo grado erano stato condannati a 17 anni e 4 mesi come presunti complici.

L’assassinio si consumò a Martinsicuro il 7 giugno del 2015, con l’uomo ucciso sotto casa da Arjan Ziu con due colpi di pistola calibro 6,35. Un vero e proprio agguato che, secondo l’accusa, sarebbe stato una vendetta per una discussione per futili motivi avuta qualche ora prima dalla vittima con l’omicida. I due si erano incontrati in un bar, avevano discusso e Ziu aveva avuto la peggio.

Fermato poco dopo l’omicidio l’albanese aveva confessato le proprie responsabilità, escludendo il coinvolgimento di altre persone e indicando agli investigatori il luogo dove, secondo la sua versione, aveva gettato la pistola, mai ritrovata. I presunti complici (il fratello Mikele e i figli di quest’ultimo, Antonio e Rudy) furono fermati qualche giorno dopo.

Nel corso del processo con rito abbreviato davanti al gup Roberto Veneziano Arjan Ziu fu condannato a diciotto anni, mentre i suoi tre presunti complici a 17 anni e 4 mesi ciascuno. Condanna contro la quale i legali dei quattro avevano proposto ricorso in appello, con le difese di Mikele, Rudy ed Antonio, rappresentati dagli avvocati Maurizio Cacace ed Antonio Valentini, che nel corso della precedente udienza avevano avanzato la richiesta di un’integrazione probatoria chiedendo sia l’acquisizione dei tabulati telefonici del cellulare di Antonio, il nipote 20enne di Arjan Ziu, che si era sempre dichiarato innocente sostenendo che quella sera, al momento dell’omicidio, stava tornando a casa dopo aver staccato dal turno di lavoro in in bar, sia la perizia su un video.

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