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Otto anni fa il terremoto a L’Aquila, in seimila alla fiaccolata per non dimenticare

Otto anni fa il terremoto a L’Aquila, in seimila alla fiaccolata per non dimenticare

L’AQUILA, 6 aprile 2017 – Circa 6 mila persone, ieri notte a L’Aquila, hanno preso parte alla fiaccolata per l’ottava ricorrenza del terremoto del 6 aprile 2009. Una data che ha riportato alla mente di tutti gli abruzzesi quei drammatici momenti in cui, alle 3.32, una violenta scossa di sisma distrusse il capoluogo della regione.

Il corteo è arrivato in piazza Duomo intorno a mezzanotte e mezza, con la temperatura già molto bassa e poco dopo è iniziata la lettura dei nomi delle 309 vittime. In prima fila gli striscioni: “Per loro, per tutti”, esposto dai familiari dei defunti, e “Neanche stasera tornerà a casa”, esibito dai genitori dei ragazzi morti alla Casa dello studente. Infine lo striscione “La ri-scossa dei terremotati”, mostrato dalle persone danneggiate dalle scosse di terremoto più recenti nel Centro Italia.
In piazza anche i gonfaloni della Regione Abruzzo, della Provincia dell’Aquila e delle città dell’Aquila e di Rieti.

Alcuni dei presenti hanno ascoltato la lettura dei nomi in ginocchio sul selciato della piazza. Alla fine sono stati ricordati anche i morti del sisma del Centro Italia, della Terra dei fuochi, le vittime dell’amianto e quelle di San Giuliano di Puglia. Subito dopo, i 309 rintocchi della campana della chiesa delle Anime Sante, tornata a suonare da pochi mesi, grazie ai lavori di ricostruzione cofinanziati dalla Francia e ormai quasi terminati.

All’una la fiaccolata è terminata, molti hanno partecipato alla messa presso la vicina chiesa di San Giuseppe Artigiano, celebrata dall’arcivescovo metropolita monsignor Giuseppe Petrocchi. Alla funzione ha preso parte anche il prefetto, Giuseppe Linardi, accompagnato dai vertici delle forze dell’ordine.

Queste le parole di Petrocchi nel corso dell’omelia:

“La morte non ha l’ultima parola, ciò non toglie il dolore ma rende più sereni. Chi ha perso persone care porta nel cuore ferite che restano aperte, non c’è cicatrizzazione, ma sono ferite sane che non devono infettarsi con il rancore e la rabbia. Se il dolore non si ripiega su stesso ma si apre al mistero della Pasqua e della resurrezione, porterà vita. Eravamo convinti che il terremoto non sarebbe più venuto e invece ha colpito popolazioni sorelle, persone che conoscevo avendo fatto il parroco in quei paesi cancellati. Ora li ringrazio, come ha fatto Papa Francesco, per la loro testimonianza”.

Dopo la messa si è tenuta la veglia finale, fino al fatidico orario delle 3.32, nella Cappella della memoria, accanto alla chiesa delle Anime Sante.

(Si ringrazia Marco Giancarli per la foto)

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